Rossétti, Biàgio

architetto e urbanista italiano (Ferrara 1447-1516). Scarse sono le notizie sulla sua formazione, che avvenne comunque a Ferrara, dove cominciò a lavorare giovanissimo alla scuola dell'architetto ducale Pietro Benvenuti, col quale collaborò al palazzo Schifanoia (1466-70) e al palazzo Scalcagnini (finito nel 1475). Negli stessi anni si andava affermando anche come architetto militare. Andò quindi elaborando il suo linguaggio sulla base di un fecondo legame con la tradizione locale dell'edilizia medievale e popolare (uso prevalente ed esemplare del laterizio e della decorazione in cotto) abbinato con libertà e originalità alla tematica prospettica e aulica rinascimentale. Divenuto architetto ducale nel 1483, Rossetti fu impegnato in un'attività intensissima, che modellò il volto complessivo di Ferrara, ancora in gran parte conservato. Tra le più importanti città dell'Italia settentrionale, dal punto di vista economico e culturale, Ferrara aveva già conosciuto un primo ampliamento sotto Borso I (1451), con l'apertura di via della Ghiara, dove Rossetti costruì la propria casa (1490); ma il primo sistematico piano di ampliamento della città fu l'Addizione Erculea, voluta da Ercole I e condotta da Rossetti a iniziare dal 1492, che risultò la maggiore impresa urbanistica del Quattrocento italiano. La stessa prosperità economica della città e l'incremento della popolazione provocarono il programma economico, militare e demografico alla base del piano realizzato da Rossetti con realismo e coscienza professionale singolarmente moderni, fuori da ogni astrattezza e intellettualismo, in una visione sintetica e unitaria che trova i suoi punti qualificanti nella cinta fortificata organica al perimetro dell'Addizione, nella maglia viaria ortogonale e flessibile, definita dai due assi di via degli Angeli e via dei Priori, nello stretto allacciamento al tessuto urbano degli edifici di maggior prestigio (come i palazzi all'incrocio delle due vie principali, tra cui spicca per la finissima sensibilità luministica del paramento a bugne il celebre palazzo dei Diamanti, 1494-1503). Anche le altre notevoli opere ferraresi (chiese di S. Francesco, di S. Maria in Vado, di S. Cristoforo alla Certosa; palazzo di Ludovico il Moro), partecipi certo della poetica rinascimentale ma anche cariche di contributi critici e originali, si qualificano soprattutto per la loro funzione di fulcri urbanistici.

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