Sàncio Panza

(o Pància; spagnolo Sancho Panza), personaggio e, più precisamente, deuteragonista, del Don Chisciotte di Cervantes. Molto si è scritto sui precedenti letterari del rozzo (in apparenza) e savio contadino chiamato (dal capitolo VII in poi e fino alla fine del grande romanzo) a far da scudiero – e da costante dialettico contrappunto – al fantasioso hidalgo della Mancia. È possibile che Sàncio Panza sia una derivazione dello scudiero Ribaldo, del Caballero Cifar (Il cavaliere Cifar). Ma è indiscutibile che Cervantes ne fece un personaggio immortale, col suo sicuro buon senso contadinesco, i suoi proverbi, il suo discorrere e ragionare terra-terra, non disgiunto però da una profonda bontà e rettitudine, messa specialmente in evidenza nei capitoli del suo “governo” della celebre “Isola Barattaria”, e soprattutto con la sua finale “chisciottizzazione”, ultimo e decisivo tratto di una figura umana e artistica di valore perenne. Parte integrante e attiva della più famosa coppia della letteratura universale, Sàncio Panza è, a sua volta, il capostipite dei numerosissimi graciosos del teatro classico spagnolo e di molti altri “servi” della narrativa ispanica ed europea, almeno fino a Dickens.

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