(République du Sénégal). Stato dell'Africa occidentale (196.722 km²). Capitale: Dakar. Divisione amministrativa: regioni (11). Popolazione: 11.660.000 ab. (stima 2008). Lingua: francese (ufficiale), dialetti sudanesi, diola, serer, wolof. Religione: musulmani sunniti 92%, animisti/credenze tradizionali 6%, cristiani 2%. Unità monetaria: franco CFA (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,502 (153° posto). Confini: Mauritania (N), Mali (E), Guinea e Guinea-Bissau (S), oceano Atlantico (W). Membro di: CEDEAO, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE.

Generalità

Questo Stato presenta un disegno territoriale particolare, che si spiega con la caratteristica penetrazione coloniale lungo i fiumi; comprende infatti, come una sorta di enclave, la Gambia, che si appoggia al fiume omonimo e che opera una divisione piuttosto anomala all'interno del Paese. Il Senegal deriva il nome dal fiume che lo bagna a N, via di penetrazione verso l'interno del continente, limite naturale e culturale insieme tra Africa saheliana subsahariana e Africa delle savane, tra Africa bianca e Africa nera. Lungo le sue rive si ebbe quell'incontro tra mondo islamico e mondo autoctono africano che, come nei vicini territori bagnati dal Niger, dette vita a organizzazioni politiche originali, interpreti di una vera e propria civiltà islamico-sudanese. Per i francesi, che sulle coste senegalesi succedettero ai portoghesi e agli inglesi, il fiume Senegal rappresentò un'ottima via di penetrazione nel continente e alla sua foce Saint-Louis era già nel sec. XVII la loro più importante base commerciale in Africa, sostituita nel secolo scorso da Dakar, divenuta poi il massimo centro del dominio francese dell'intera area. L'attuale repubblica, indipendente dal 1960, corrisponde al vecchio Territorio del Senegal che, nell'ambito dell'ex Africa Occidentale Francese, più d'ogni altro aveva subito il processo coloniale di acculturazione e che perciò, nella fase di decolonizzazione dell'intero continente, ha avuto una particolare funzione di guida. Ciò anche per merito di Léopold Sédar Senghor, ex presidente della Repubblica, uno dei maggiori interpreti della Négritude. Dal punto di vista economico, il Senegal si regge soprattutto sull'agricoltura, la cui potenzialità è ridotta da siccità e desertificazione, causa del conseguente esodo dalle campagne. Le zone interne, destinate all'allevamento intensivo, sono state utilizzate all'inizio del sec. XX per la coltivazione dell'arachide. La recente politica governativa (che prosegue anche in questi primi anni del Duemila), incentrata sulla diversificazione delle attività economiche e delle colture, ha cercato di porre un freno a questa estensione, ma i tentativi operati non hanno prodotto una riduzione significativa della spesa statale, su cui gravano il debito estero e i costi delle imprese pubbliche.

Lo Stato

Indipendente dal 1960, il Senegal è una Repubblica. In base alla Costituzione del 2001, il potere esecutivo è esercitato dal presidente della Repubblica. Egli nomina il primo ministro e viene eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni, al pari dell'Assemblea nazionale. Il sistema giudiziario si basa sul diritto francese. L'amministrazione della giustizia è affidata a quattro Corti di assise e ai tribunali di prima istanza; inoltre, in ogni dipartimento è presente un giudice di pace. La pena di morte è stata abolita nel 2004. Il presidente della Repubblica è anche capo delle forze armate, che sono divise nelle tre armi tradizionali. Accanto a questi lavorano alcune organizzazioni paramilitari. Il servizio militare viene effettuato su base selettiva e dura 2 anni. L'istruzione primaria è obbligatoria e gratuita, comincia a 7 anni e dura 6 anni. Le scuole secondarie durano 7 anni, e sono articolate al loro interno in due microcicli: il primo è propedeutico al secondo, che è d'indirizzo, prevalentemente tecnico-scientifico. Nonostante lo sviluppo delle strutture scolastiche, forse le migliori dell'Africa occidentale, rimane ancora molto elevato il tasso di analfabetismo, che raggiungeva il 58,1%. L'istruzione superiore viene impartita nelle università di Dakar (1957), e di Saint-Louis (1990).

Territorio: geografia fisica

A parte la sezione meridionale a S della Gambia (la Casamance), il territorio senegalese si appoggia al fiume Senegal e si estende sulla grande depressione centrata sul fiume, una delle caratteristiche aree di subsidenza del continente africano. Il Paese è per gran parte pianeggiante: presenta qualche rilievo residuale solo nella sezione più interna, dove affiora lo zoccolo di rocce precambriane da cui il territorio è geologicamente formato. Sottoposta a diverse sedimentazioni marine nel corso delle ere geologiche, la depressione presenta in superficie coltri cenozoiche, marnose e calcaree, interrotte in prossimità della costa da espandimenti vulcanici (dovuti a un'attività eruttiva legata alla nascita del bacino stesso), come quelli che formano la caratteristica penisola del Capo Verde. Agli strati cenozoici si sovrappongono, su gran parte del Paese, coltri argillose recenti, di trasporto eolico e, nella fascia settentrionale, sabbie trasportate verso S dai venti continentali che soffiano dal Sahara, come l'harmattan. § Per le scarse precipitazioni e la conformazione tabulare del territorio, gran parte del Senegal è priva di una vera e propria rete idrografica. Il Senegal, uno dei principali fiumi dell'Africa occidentale, scorre maestoso e lento ai margini settentrionali del Paese, segnandone il confine con la Mauritania e, tramite l'affluente Falémé, con il Mali. Benché il regime del fiume, alimentato dalle piogge (le acque che cadono nel solco del suo unico tributario in territorio senegalese, il Ferlo, collegato al Senegal attraverso il lago di Guier, raramente lo raggiungono) sia molto incostante, esso è interamente navigabile; per tale ragione ha sempre rappresentato la principale via di penetrazione nell'interno del continente dalla costa dell'Africa occidentale. Tutto il resto del Ferlo, cioè la regione settentrionale, quella più estesa del Paese, manca in pratica d'idrografia superficiale; degradata da lunghi processi d'inaridimento, tuttavia non è priva di falde sotterranee. Corsi d'acqua stagionali ha il Senegal centrale a eccezione del fiume Saloum, che sfocia con un ampio estuario poco a N di quello del Gambia, fiume ormai relativamente ricco d'acque perché alimentato dalle abbondanti precipitazioni guineane, ma che interessa soprattutto lo Stato omonimo. Nell'estrema sezione meridionale del Senegal, il Paese ha però un fiume importante, navigabile per quasi un centinaio di chilometri, il Casamance (che dà il nome anche alla regione che attraversa), anch'esso ben alimentato da piogge ormai copiose. § Il clima, caratteristico dell'area sudanese, vede precipitazioni via via più abbondanti da N a S: la Casamance, con 1500-2000 mm annui, fa parte ormai dell'Africa guineana, mentre la fascia bagnata dal Senegal, con non più di 400 mm annui, rientra nel sahel. Come in tutta l'area saheliana le precipitazioni subiscono cospicue variazioni annuali, legate alla penetrazione più o meno profonda delle masse d'aria atlantiche, a regime monsonico. D'inverno l'aliseo settentrionale rinfresca le zone costiere, mentre all'interno soffia il secco e caldo harmattan: è la stagione secca (nor), che culmina tra febbraio e aprile. D'estate predominano i venti meridionali, attrratti dalle basse pressioni sahariane, e questa stagione, piovosa, prende localmente il nome di navet. Si possono ancora distinguere due periodi climatici di transizione: il loli, da novembre a gennaio, caratterizzato da temperature miti e da una certa piovosità, e il tioron, dalla fine di aprile alla fine di giugno, con elevate tenmperature, una discretà umidità e con un primo rifiorire della vegetazione. Le temperature, mitigate sulla costa dagli influssi del mare (a Dakar oscillano tra 21 ºC, media di gennaio, e 27 ºC, media di luglio), raggiungono nell'interno valori massimi spesso superiori ai 40 ºC; temperature in genere meno elevate, e soprattutto sbalzi termici meno marcati, caratterizzano la Casamance: a Ziguinchor, dove le precipitazioni superano i 1500 mm annui, le temperature medie variano da 23 ºC a 26 ºC.

Territorio: geografia umana

La popolazione del Senegal è costituita da sudanesi, che hanno avuto contatto con genti “bianche”, soprattutto attraverso i fulbe (o fulani), e che ormai sono quasi interamente islamizzati. Il gruppo etnico più rappresentativo è quello dei wolof (42,7%), attivi agricoltori delle zone bagnate dal Sine e dal Saloum, sparsi soprattutto nelle regioni di Thiès e Diourbel, ma numerosi anche sulla costa. Affini ai wolof sono i serer (14,9%), anch'essi in prevalenza coltivatori. Diffusi un po' ovunque sono i fulani (14,4%), tradizionalmente allevatori nomadi presenti in tutti i Paesi situati al margine meridionale del Sahara, ma oggi anche contadini e commercianti. Linguisticamente e culturalmente affini ai fulbe sono i tekrur (o toucouleur, 9,3%), stanziati soprattutto lungo il corso del fiume Senegal. Nella Casamance prevalgono i diola (5,3%), che vivono in piccoli gruppi ai margini del fiume. Sono presenti anche minoranze di mandingo (3,6%), bambara (1,3%) e altri gruppi (8,5%). Schiavitù, malattie, guerre tribali frenarono a lungo lo sviluppo demografico del Senegal, che agli inizi del secolo annoverava meno di 1 milione di ab.; da allora l'aumento fu assai rapido, tanto che dal 1930 al 1990 la popolazione senegalese è aumentata di oltre quattro milioni ed è cresciuta, tra il 1985 e il 1990, con un tasso annuo del 2,6%, valore persino eccessivo rispetto alle possibilità di sviluppo economico del Paese. La maggior parte della popolazione, la cui densità media è di 59 ab./km², si concentra nell'area atlantica occidentale, a W dell'asse Saint-Louis-Kolda, specialmente intorno a Dakar, e in genere nella penisola del Capo Verde. L'attrazione esercitata dalla capitale sulle popolazioni delle zone più interne è fortissima e la sua crescita è molto elevata, almeno rispetto alle sue capacità di assorbimento. Nel 2004 la metà della popolazione viveva in centri urbani. Un'area di buon popolamento nell'entroterra si trova lungo la linea ferroviaria per il Mali, che è anche il limite settentrionale del Kaolack, la più popolosa regione interna del Paese, detta il "bacino delle arachidi"; segue la Bassa Casamance, regione fluviale costiera al confine con la Guinea-Bissau. Le aree meno densamente popolate sono quelle interne, rappresentate dalla regione tipicamente saheliana del Senegal nordorientale, dalla valle del Ferlo e dell'Alta Casamance. In queste regioni la densità resta spesso al di sotto dei 10 ab./km e l'insediamento umano è rarefatto e disperso in numerose sedi temporanee. I villaggi tradizionali hanno capanne circolari: l'organizzazione sociale è però diversa da gruppo a gruppo . Centri importanti, oltre a Dakar, sono Saint-Louis, Thiès e Ziguinchor.

Territorio: ambiente

La limitata quantità delle precipitazioni e la loro distribuzione nei pochi mesi estivi condizionano fortemente, specie a N, il manto vegetale. Dalle aree semidesertiche e dalle steppe del sahel si passa verso S a una savana ricca di baobab, di acacie tra cui l'Acacia senegalensis (che fornisce la gomma arabica) e di palme. Nella Casamance si trova un ambiente forestale che prelude a quello tipico dell'Africa guineana con formazioni di mogano, teak, bambù, palma da olio, e paludi di mangrovie lungo i fiumi. Questo territorio è molto importante per le migrazioni degli uccelli, soprattutto acquatici, che dall'Europa volano verso climi più caldi durante i mesi invernali, qui infatti si trova il terzo rifugio per uccelli più grande del mondo, il Parco Nazionale degli Uccelli del Djoudj. Inoltre vi vivono molti ippopotami, coccodrilli, scimpanzé, babbuini, iene e bufali. I grandi mammiferi, come elefanti, leoni, ghepardi e antilopi, che un tempo vivevano numerosi su queste terre, oggi sono presenti in numero limitato, confinati nei parchi nazionali o nelle zone meno popolate del Paese. La deforestazione è la principale causa del processo di desertificazione e di erosione del suolo, problemi ambientali che il Senegal deve fronteggiare. Le aree protette del Paese sono il 24,4% e comprendono sei parchi nazionali e due aree dichiarate patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO: il già menzionato Santuario nazionale degli uccelli di Djoudj (1981) e il Parco nazionale di Niokolo-Koba (1981), iscritto nella lista dei patrimonio in pericolo.

Economia: generalità

L'economia senegalese, tradizionalmente basata sulla monocoltura delle arachidi, presenta tipici squilibri dovuti al passato coloniale: forte è la contrapposizione tra la regione occidentale costiera fortemente urbanizzata e dinamica e quella interna scarsamente popolata e ancora dedita all'allevamento e a un'agricoltura di sussistenza. Malgrado la sostanziale scarsità di risorse naturali, già all'epoca dell'indipendenza il Senegal era, su scala continentale, uno dei Paesi a economia più avanzata. La presenza di una città come Dakar, vivacizzata dal ruolo di capitale dell'Africa Occidentale Francese e dalla presenza di una sua borghesia occidentalizzata, le fitte relazioni con la Francia, che si interessò al Senegal più che ad altre sue colonie, determinarono un certo dinamismo nel Paese, malgrado lo sfruttamento coloniale. Con l'acquisizione dell'indipendenza (1960), il governo si impegnò a dare un aspetto sempre più “africano” all'economia senegalese e, nello stesso tempo, a realizzare una maggiore redditività dell'intero apparato produttivo. Si trattò della cosiddetta “politica di senegalizzazione”, che in effetti presentò due aspetti piuttosto contrastanti: da un lato lo Stato intervenne a controllare, mediante vari enti appositamente istituiti, soprattutto le attività primarie (agricoltura, pesca), il commercio e il settore minerario (fu per esempio fondato nel 1981 l'ente petrolifero di Stato); d'altro lato, non disponendo di una classe imprenditoriale sufficientemente preparata né di adeguate risorse finanziarie, lo Stato delegò essenzialmente ai capitalisti stranieri il compito di promuovere lo sviluppo dell'industria. A tale scopo venne creata attorno a Dakar una vasta zona franca industriale, che tuttavia non ebbe il successo sperato, dove gli operatori potessero fruire di esenzioni fiscali e non essere soggetti ai controlli governativi. Sempre con l'aiuto finanziario estero vennero infine intrapresi vari e impegnativi lavori infrastrutturali, soprattutto strade, porti, dighe, opere per l'irrigazione ecc.; il programma più importante riguardò la sistemazione idrica del fiume Senegal. Il panorama economico del Paese, in tutti gli anni Ottanta e Novanta del sec. XX, si arricchì quindi di elementi nuovi, dovuti a iniziative industriali che, pur lentamente, andarono diversificando le strutture produttive. Rispetto agli altri Paesi saheliani la struttura economica del Senegal, nel primo decennio del Duemila, si presenta più diversificata e funzionale alla crescita dell'intero sistema territoriale (PIL di 13.350 $ USA nel 2008), ma le condizioni di vita della popolazione restano ancora generalmente arretrate, come testimoniato dal fatto che oltre la metà della popolazione viva ancora al di sotto della soglia di povertà. Di ostacolo alla crescita del Paese sono la corruzione, l'eccessiva burocratizzazione e l'alto numero di disoccupati che origina una forte flusso migratorio verso i Paesi europei.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Coltura principale, come si è detto, è quella delle arachidi, di cui il Senegal è uno dei maggiori fornitori mondiali; le arachidi furono introdotte dall'America e, fino agli inizi del secolo scorso, furono utilizzate direttamente nell'alimentazione; l'estrazione dell'olio cominciò solo verso la metà del secolo. I suoli sabbiosi e la sufficientemente regolare alternanza della stagione asciutta e di quella piovosa favoriscono questo tipo di coltivazione, che può raggiungere produzioni molto elevate. Il quantitativo prodotto può subire però forti variazioni da un anno all'altro, sino a dimezzarsi nei periodi di siccità particolarmente accentuata (per esempio negli anni 1972-74, “anni della fame” per tutta l'Africa saheliana). Le coltivazioni hanno le loro aree migliori nella regione di Sine-Saloum, intorno a Kaolack, che è il grande centro di raccolta delle arachidi. La coltura è praticata sia in estese piantagioni sia in piccoli appezzamenti a conduzione diretta, specie da parte dei Wolof. Nell'intento, però, di sottrarre il Paese alla troppo schiacciante dipendenza da questa monocoltura, diversificando il panorama delle produzioni agricole, e soprattutto per raggiungere l'autosufficienza alimentare (la voce più importante delle importazioni riguarda proprio in generi alimentari) vennero varati diversi programmi, tra i quali il progetto di valorizzazione del fiume Senegal con la costruzione di due dighe e adeguate infrastrutture che permisero l'irrigazione dei terreni nel Nord del Paese. Si coltivano altresì cotone, canna da zucchero, tabacco e gomma arabica a livello industriale. Le altre colture alimentari sono quelle dei cereali, soprattutto miglio, tipico cereale africano, sorgo, mais, manioca, patate dolci; la coltura del riso, concentrata nella bassa Casamance e in altre aree irrigue, venne introdotta prima dell'arrivo degli europei e viene praticata con tecniche molto raffinate. § Non mancano belle foreste, specie nel Senegal meridionale, ma sono ancora scarsamente sfruttate: fornivano nel 2005 poco più di 6 milioni di m3 di legname in un anno. Al settore forestale è legata la produzione di gomma arabica. § L'allevamento riveste un ruolo economico piuttosto importante, potendo anche contare su vaste aree a prato e a pascolo permanente. Prevalgono i bovini, allevati soprattutto dai fulbe; altrettanto numerosi sono complessivamente i volatili da cortile, gli ovini, i caprini, i suini, gli asini e i dromedari. Di ostacolo a una maggiore valorizzazione del settore, oltre ai ripetuti periodi di siccità, è la struttura della proprietà, caratterizzata da larga presenza di latifondi. § In costante espansione è la pesca, favorita dalla ricchezza ittica, sopratutto di tonni, delle acque intorno al Capo Verde; essa sostiene una fiorente industria conserviera e consente una rilevante esportazione: il pescato è arrivato a essere una delle principali voci attive della bilancia commerciale. In particolare il porto di Dakar è uno dei meglio equipaggiati della regione e una grande base africana per la pesca del tonno.

Economia: industria e risorse minerarie

Il settore più dinamico dell'economia senegalese è quello dell'industria, che fornisce ca. 24% (2007) del prodotto nazionale. Prevalgono nettamente le attività manifatturiere, non avendo il governo potuto affrontare con i necessari supporti finanziari il problema di dotare il Senegal di un'adeguata industria di base. Ben rappresentate sono le industrie alimentari (che comprendono soprattutto stabilimenti per la lavorazione dell'olio di arachidi e del pescato, conservifici, zuccherifici, complessi molitori, birrifici ecc.), cui si aggiungono manifatture di tabacchi, cotonifici, calzaturifici, cementifici ecc. e il settore chimico (fertilizzanti) e petrolchimico; quest'ultimo in particolare ha visto la realizzazione di un rilevante impianto nei pressi di Cajar. L'industria è concentrata essenzialmente nella regione urbana di Dakar. § Il governo senegalese è fortemente interessato al potenziamento del settore minerario, le cui principali risorse sono offerte dai ricchi giacimenti di fosfati (che rappresentano dopo le arachidi e il pescato la terza voce dell'export); è stata accertata la presenza al largo della costa sia di petrolio sia di gas naturale; ferro viene estratto nella zona di Falémé, oro a Sabodalia e uranio nella parte orientale del Senegal. La produzione di energia elettrica, fino agli anni Ottanta del Novecento totalmente di origine termica, con la costruzione delle dighe sul fiume Senegal di Djama e di Manantali è anche di origine idrica.

Economia: commercio e comunicazioni

Discretamente intensi sono gli scambi interni, vivacizzati soprattutto dalla presenza della grande concentrazione urbana centro-occidentale. Per quanto riguarda il commercio con l'estero, il Senegal presenta una bilancia commerciale cronicamente deficitaria. Intrattiene rilevanti rapporti con parecchi Stati (come Nigeria, Gambia, Gran Bretagna,Italia, Stati Uniti e Iraq), ma un terzo degli scambi si svolge con la Francia, la quale sostiene con aiuti finanziari l'economia senegalese. Il Senegal esporta essenzialmente olio di arachidi, pesce fresco e inscatolato, fosfati ecc., mentre le principali importazioni sono rappresentate da generi alimentari, prodotti petroliferi e macchinari. Pesante è il debito estero. § Per secoli i corsi d'acqua furono le vie più idonee alla penetrazione nell'interno del Paese; si deve ai Francesi la costruzione delle ferrovie e delle prime arterie stradali di grande comunicazione. Importantissima è la linea ferroviaria che da Dakar attraversa tutto il Senegal giungendo sino a Bamako, capitale del Mali (essa fu realizzata per dare uno sbocco al mare al Mali, già Sudan Francese, e nello stesso tempo per potenziare l'attività portuale di Dakar); un'altra linea si sviluppa lungo la costa da Dakar sino a Saint-Louis. Dopo l'indipendenza, i piani di sviluppo hanno dedicato particolare attenzione al potenziamento della rete stradale che totalizzava nel 2003 ca. 13.500 km, per quasi metà agibili tutto l'anno. La già accennata navigazione fluviale conserva tutta la sua importanza; oltre che il fiume Senegal (che è al servizio anche della Mauritania) sono navigabili il Saloum e il Casamance. Il commercio marittimo è svolto quasi interamente da Dakar, che è il secondo porto dell'Africa occidentale, dopo Abidjan; la capitale senegalese è altresì un grande centro aeroportuale grazie all'aeroporto internazionale di Yoff/Dakar, attivissimo scalo sulla rotta tra l'Europa e l'America Meridionale. Un buon incremento hanno registrato anche i servizi aerei interni; altri aeroporti sono quelli di Saint-Louis, Kaolack, Tambacounda e Ziguinchor.

Preistoria

Il Paleolitico inferiore è ben rappresentato nel sito acheuleano di Sansande, nella bassa valle del Falémé, costituito da tre livelli rispettivamente datati a 345/300.000, 130.000 e 58/32.000 anni. Il contesto principale riflette un Acheuleano superiore di tecnica Levallois, ricco di bifacciali e hachereaux. Al Paleolitico medio risale il sito di Bafoulabe, nella valle del Gambia, con tecnica Levallois e attribuzione cronologica intorno a 30.000 anni. Il Paleolitico superiore è in particolare rappresentato da diversi giacimenti che rientrano nella facies del Tiemassassiano, che prende il nome dal sito di Tiemassas, nel Senegal occidentale, con industria di tecnica Levallois e musteriana, caratterizzata da grandi armature bifacciali, talvolta con peduncolo. A questa stessa facies sono attribuiti i siti di Sebikhotane, vicino al villaggio di Deni-Youssouf, e della penisola di Capo Verde. A loro volta gli utensili e le suppellettili trovati nella penisola del Capo Verde (e conservati anche nel Museo dell'isola di Gorée) stanno a indicare lo sviluppo di un'industria neolitica che vide gli abitatori del Paese trasformarsi da cacciatori e raccoglitori in agricoltori e pastori.

Storia: dalle origini al 1960

È problematico dire se le coste del Senegal siano state raggiunte in epoca antica: la circumnavigazione effettuata dai Fenici per ordine del faraone Nekao verso il 600 a. C. e la spedizione di Annone il Cartaginese nel sec. V a. C. non trovano valide conferme storiche. Per vie interne sembra invece che due gruppi di getuli convertiti al cristianesimo nel sec. III e identificabili negli zenaga e negli zenāta, sarebbero emigrati verso l'Adrar e il Touat. Gli zenaga avrebbero addirittura raggiunto le rive del fiume designato poi col nome di Senegal, deformazione del termine Zenaga o Çanaga. In epoche successive fu l'Islam a infiltrarsi e ad affermarsi nella valle del Senegal, dapprima con Tarsina, capo dei Berberi Lamtūna, e poi con Yaḥyā ibn Ibrāhīm. Quest'ultimo avvalendosi della predicazione di ʽAbd Allāh ibn Yāsīn fece del fiume Senegal la culla della sorgente dinastia almoravide che nel 1076 conquistava l'impero africano di Ghana. Più tardi vari gruppi etnici soninke andarono, forse per effetto della pressione almoravide, a stabilirsi in diversi punti del Senegal: i serèr fondarono i reami di Baol, Sine, Saloum; i fulbe costituirono Stati assai vitali nel medio Senegal; i wolof si stabilirono nelle regioni costiere del Cayor e del Walo. Quanto agli europei, le prime navigazioni storicamente accertate, che raggiunsero le coste del Senegal, furono quelle portoghesi: nel 1444 Dinis Dias doppiava il Capo Verde gettando l'ancora nell'isoletta di Gorée; nel 1455/56 Alvise Ca' da Mosto e Antoniotto Usodimare risalivano con le loro navi i fiumi Senegal e Gambia. Nella seconda metà del sec. XVI e nei primi decenni del successivo il litorale del Senegal divenne meta di inglesi, olandesi e francesi interessati nel commercio e alla tratta degli schiavi. Gli olandesi costruirono i forti di Nassau e d'Orange sull'isola di Gorée. Nel 1659 i francesi fondarono sull'isoletta di N'Dar, alla foce del Senegal, la città di Saint-Louis, perduta durante la guerra dei Sette anni, ma destinata qualche decennio più tardi (1779) a divenire capoluogo della Colonie du Sénégal et dépendances. Nel periodo 1809-17 il possedimento del Senegal tornava sotto il controllo britannico in conseguenza delle guerre napoleoniche, per poi divenire definitivamente possedimento francese. Il generale Faidherbe, nominato governatore del Senegal nel 1854, fu l'organizzatore e l'animatore della colonia, fondando il nuovo centro di Dakar e conducendo una serie di campagne contro il capo dei Tekrur, al-Hagi Omar, sottomesso nel 1863. Contemporaneamente anche la regina di Walo e i capi di Sine e Saloum chiedevano la protezione della Francia. Negli anni successivi la colonia del Senegal si ampliava ancora con l'annessione delle zone di Toro e di Cayor. Il Senegal costituì l'esperimento più significativo della politica assimilazionistica della Francia, esprimendo un'élite nativa destinata a dare un contributo positivo alla stessa vita politica della metropoli. Blaise Diagne fu eletto all'Assemblea Nazionale Francese nel 1914 e sottosegretario alle Colonie nel 1919; Lamine Gueye, Léopold Sédar Senghor, Mamadou Dia ebbero un ruolo determinante nelle varie tappe dell'evoluzione politica coloniale francese: dalla Conferenza di Brazzaville del 1944 alla formazione dell'Unione francese nel 1946, alla Loi Cadre nel 1956 e infine alla Comunità Francese nel 1958. Nel referendum costituzionale del 28 settembre 1958, il Senegal optò per l'ingresso nella Comunità con lo status di Repubblica autonoma e si diede un proprio governo e una propria Costituzione. Nel gennaio 1959 esso formò insieme al Sudan Occidentale, la Federazione del Mali che nel 1960 accedeva alla piena indipendenza fermi restando i vincoli di associazione alla Comunità.

Storia: l'indipendenza

Il 20 agosto 1960, con lo scioglimento della Federazione, il Senegal decise di rimanere nell'ambito della Comunità come Repubblica indipendente e sovrana e varò una nuova Costituzione. Léopold Sédar Senghor venne eletto presidente. Nel dicembre 1962, fallito un tentativo di colpo di Stato a opera del primo ministro Mamadou Dia, il presidente Senghor si orientò verso un regime presidenziale a sfondo autoritario, consacrato dalla Costituzione del marzo 1963. Nel 1964 vennero sciolti i partiti d'opposizione e la vita politica fu concentrata nell'Unione Progressista Senegalese (UPS) fondata da Senghor. Solo dieci anni più tardi si avviò un processo di liberalizzazione della vita politica e, nel 1976, vennero ripristinati alcuni partiti, che uscirono comunque pesantemente sconfitti dalle elezioni del 1978, vinte dal partito di Senghor (ribattezzato nel 1976 Partito Socialista, PS). Quest'ultimo lasciò il 31 dicembre 1980 la carica di presidente del Senegal, che venne assunta il 1º gennaio successivo da Abdou Diouf. Nei mesi seguenti fu definitivamente instaurato un regime pluripartitico, tanto che le elezioni del febbraio 1983 videro otto partiti in lizza dei 14 attivi nel Paese. Le stesse elezioni confermarono la larghissima maggioranza del PS e la presidenza di Abdou Diouf. In politica estera, dopo l'intervento militare nella Gambia (luglio-agosto 1981), il Senegal costituì con questo Stato la Confederazione della Senegambia, esperienza che si concluse però in modo fallimentare nel 1989. Tra la metà degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta la situazione interna del Senegal andò progressivamente deteriorandosi, a causa della crisi economica e degli indipendentisti della Casamance. Nel 1991 Diouf accettò l'ingresso nel governo di una parte delle forze di opposizione, mentre riusciva a stipulare un cessate-il-fuoco con la guerriglia separatista. Nel 1992, migliorarono i rapporti con la Mauritania, dopo le tensioni verificatesi a partire dal 1989, ma ripresero le iniziative armate dei separatisti della Casamance. Intanto, Diouf venne rieletto (febbraio 1993) alla presidenza di un Senegal in preda alla crisi economica, causa anche dell'emergere di una vasta e tumultuosa opposizione sociale. Nel marzo 2000, dopo ca. vent'anni, l'egemonia del presidente Diouf volse al termine con l'elezione di un nuovo capo dello Stato, il suo avversario democratico Abdoulaye Wade. Questi, come promesso in campagna elettorale, come primo atto del suo governo limitò i poteri del presidente della Repubblica, proponendo una nuova Costituzione che venne approvata dai senegalesi con un referendum nel gennaio 2001. In questo stesso anno, sciolto il Parlamento, Wade indusse nuove elezioni legislative, che videro la vittoria della coalizione di governo guidata dal suo partito, il Partito liberaldemocratico (PDS). Nei successivi 4 anni il presidente sostituì 6 governi. Nella Casamance, nell'ottobre del 2003, mentre l'ala politica degli indipendentisti decideva una tregua, l'ala militare continuava le azioni di guerriglia: si giunse alla firma di un nuovo accordo di pace (dopo quelli del 2000-2001) fra governo e separatisti nel dicembre del 2004. Wade è stato riconfermato nelle elezioni presidenziali svoltesi nel febbraio 2007. In giugno si svolgevano le elezioni che venivano vinte dalla coalizione Sopi, che comprendeva il PDS. Nel marzo del 2012 l'ex premier Macky Sall veniva eletto presidente con il 65,80% delle preferenze del secondo turno. Nel settembre del 2013 Aminata Touré veniva nominata premier, ma sostituita nel 2014 con Mohamed Dionne.

Cultura: generalità

I costumi dei senegalesi hanno subito notevoli influssi dai mauri, dagli arabi e dai sudanesi e molto dagli europei: il Nord appare più islamizzato e il Sud più pagano. L'islamismo del Senegal non è altamente ortodosso e ovunque si osservano retaggi di animismo con manifestazioni esteriori antiche. Ogni confraternita dell'Islam rispetta regole proprie. Sono venerate le tombe dei marabutti, dei santoni, sono diffusissimi i talismani e gli amuleti, detti comunemente gris-gris (galat' e téré in lingua wolof). I senegalesi amano ogni genere di spettacolo, dalla lotta alle nda-warabine (danze ritmate dal tam-tam). Tra i numerosi gruppi etnici, quello dei wolof è il più dinamico, ma presso tutti si rileva una ricchezza di tradizioni orali, di musica e di canti. Caratteristiche comuni a tutti i gruppi sono la ricchezza dell'abbigliamento, la varietà dei monili, la vivacità del trucco presso le donne, i riti per invocare l'acqua, le capanne circolari, con il tetto forato al centro per raccogliere la pioggia. Grandi feste celebrano le giornate del raccolto presso le popolazioni contadine. La musica, particolarmente viva, ha nello mbalax il suo ritmo caratteristico, che risulta essere un mix di percussioni tradizionali sabar e ritmi cubani; artisti come Youssou N'Dour e Baaba Maal lo hanno fatto conoscere a livello internazionale e sono famosi in tutto il mondo. Feste e festival sono numerosi; tra gli avvenimenti sportivi internazionali è leggendaria la corsa motociclistica Parigi-Dakar, che ha avuto la sua prima edizione nel 1977 e che dal 2009 si è spostata in Sudamerica. I siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO sono l'isola di Gorée (1978), ubicata di fronte a Dakar, che dal XV al XIX secolo fu il centro di commercio di schiavi più grande dell'Africa; l'isola di Saint Louis (1981), di fronte alla foce del fiume Senegal, in passato sede della capitale dello Stato; i circoli di pietra in Senegambia (tra Senegal e Gambia, 2006). La cucina senegalese è piuttosto semplice. Tra i piatti più tipici sono lo yassa, pollo macerato nel riso, con spezie e cipolla, il riso con pesce (tiéboudienne), legumi, semola di riso e spezie, e il mafé, pollo con salsa di arachide. Tra le bevande diffusi il vino di palma (nelle aree non musulmane) e un infuso di zenzero e menta; la birra di zenzero si chiama gingembre.

Cultura: letteratura. Dalle origini alla fine della seconda guerra mondiale

Esiste un'abbondante e antichissima letteratura orale nelle varie lingue, opera dei griot professionisti, vera casta di menestrelli ambulanti, trasmettitori del patrimonio culturale e del passato storico nazionale, attraverso epopee liriche, cronologie e genealogie, opere sapienziali. Segnaliamo la poesia religiosa dei wolof islamizzati, che segue i ritmi e gli stili poetici arabi, i canti iniziatici e i racconti serer. La lingua fulfulde possiede un'antica letteratura scritta in caratteri arabi e conta fra i suoi autori il condottiero ʽOsmān dan Fōdio (1752-1820), che scrisse canti di guerra (anche in lingua haussa) e un trattato sull'Islam (in arabo). I manoscritti antichi conservano tutti i generi letterari dalla poesia alla storia, alla biografia e ai racconti romanzeschi. Successivamente è apparsa una letteratura scritta in lingue africane da autori occidentalizzati, come il romanziere Sembène Ousmane (1923-2007) e i poeti C. A. Ndao, M. Kâ, X. M. Kala, Gueye M'Baye Rab, che hanno aderito più esplicitamente alla propria identità africana. La colonizzazione e la politica d'assimilazione culturale svolta dalla Francia si sono fatte sentire in campo letterario dapprima con opere etnologiche, scritte da meticci come Moussa (1815-1860), Diouf (1850-1929) e soprattutto l'abate Boilat (1814-1901) autore di un monumentale lavoro di etnografia: Les esquisses sénégalaises (1853; Schizzi senegalesi), seguito dalla Sénégalie française (1855) di Pierre Holla. Fra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX è fiorita una letteratura di assimilati che, con fini didattici, presentavano la realtà senegalese nella prospettiva più gradita al colonizzatore, in racconti folcloristici, storici o autobiografici (pubblicati in riviste dell'epoca, come l'éducation Africaine, fondata nel 1913), in cui a un facile esotismo si affiancavano l'ammirazione per il bianco e l'esaltazione della sua opera civilizzatrice. I primi autori che hanno visto l'Africa con occhi africani sono stati i narratori Ousmane Socé Diop (1911-1973) e Abdoullaye Sadji (1910-1961), che hanno trattato i conflitti psicologici derivanti dall'innesto della civiltà occidentale nell'Africa nera.

Cultura: letteratura. Dalla nascita del movimento della Négritude a oggi

Ma la vera rivoluzione culturale si è prodotta dopo la seconda guerra mondiale, quando gli studenti senegalesi in Francia, entrati in contatto sia con gli afroamericani e i caribici sia per influsso delle dottrine marxiste e dell'estetica surrealista, hanno operato una presa di coscienza razziale e nazionale, canalizzatasi nel movimento della Négritude, creato nel 1939 a Parigi da Léopold Sédar Senghor, A. Césaire e L. Damas. Senghor (1906-2001) è stato senza dubbio il massimo poeta e saggista africano di lingua francese. Poeta difficile da imitare, ha avuto pochi discepoli: Lamine Diakhaté (1922-1987) e Lamine Niang. Più originale David Diop (1927-1960) cantore della rivendicazione razziale e anticolonialista. Altri buoni poeti: Oumar Ba, Annette Mbaye d'Erneville (n. 1926), Assane Diallo, Malick Fall, S. A. C. Ndao, I. Alfa Sow, M. A. Wade. La letteratura romanzesca di stile realistico conta due ottimi autori: Cheikh Hamidou Kane (n. 1928) e il sopracitato Ousmane Sembène. Si ricordano ancora: Cheikh Dia, Massila Diop, Malick Fall, M. G. M. Faye. Nel campo del racconto tradizionale si distingue Birago Diop (1906-1989), notissimo in patria e all'estero anche come poeta. La saggistica, rappresentata nei primi anni del Novecento dalla Bataille de Guilé (1913) di Ahmadou Dugné Clédor e, negli anni Trenta, dai lavori etnologici di Mapaté Ahmadou Diagne, ha avuto la sua epoca d'oro negli anni Cinquanta, coi saggi di linguistica, estetica e socio-politica di L. S. Senghor e le opere di pensatori geniali come Cheikh Anta Diop (1926-1986), storico della cultura africana, di economisti originali come Mamadou Dia (1910-2009), dei politici Lamine Gueye (1891-1968) e Gabriel d'Arboussier (1908-1976), del sociologo Abdoulaye Ly (n. 1919), del critico Bakary Traoré (n. 1928). Dopo l'indipendenza lo spirito di ricerca è rimasto vivo, grazie a una schiera di saggisti seri e preparati, come A. Wade, J.-P. N'Diaye, A. M. N'Diaye, Majhemout Diop, D. Thiam, Pathé Diagne (n. 1934), Assane Seck e Tidiane Sy. Negli anni Settanta la letteratura denuncia un senso di frustrazione profonda e si fa sempre più critica nei confronti della situazione socio-politica. Si affermano le romanziere Mariama Bâ (1929-1981) e Aminata Sow Fall che trattano soprattutto il conflitto tradizione-modernismo e sottolineano la frattura fra gli intellettuali e le masse. Nel decennio successivo la produzione letteraria delinea un'evoluzione. L. S. Senghor, divenuto Accademico di Francia, resta ancora il maggiore scrittore della Négritude. Fra i poeti si segnalano C. Carrère, A. L. Coly, M. T. Diop, D. J. Faye, I. H. Ibrahima, B. Khane, M. G. Kébé, L. Savane e K. Fall. Ricca e interessante la narrativa, che vede apparire generi nuovi come il romanzo poliziesco e dell'orrore, e descrive, realisticamente, la vita quotidiana. Gli scrittori sono per lo più impegnati politicamente, come il marxista Ousmane Sembene, uno dei maggiori romanzieri e cineasti africani, e esprimono violentemente o satiricamente l'amarezza e l'angoscia suscitate dalle speranze deluse dai regimi africani della postindipendenza. Si sviluppa anche una letteratura femminile che descrive la condizione della donna africana e lotta per migliorarla. Sono da menzionare: Marie N'Diaye, Mame Seck Mbache e Nafissatou Diallo. Di Hamidou Kane particolarmente interessante risulta il romanzo L'Aventure ambiguë, scritto nel 1952, pubblicato solo nel 1961 e apparso in Italia nel 2003, dove si descrivono i contrasti tra un'Africa musulmana e un'Europa cartesiana. Altre autrici senegalesi conosciute anche nel nostro Paese sono Aminata Sow-Fall (n. 1941) e Fatou Diome (n. 1968).

Cultura: arte

L'adesione delle popolazioni senegalesi alla religione islamica, notoriamente iconoclasta, ha molto limitato l'evolversi dell'arte tradizionale e determinato l'assenza della plastica figurativa, consentendo però lo sviluppo di un fiorente artigianato (oggetti in cuoio lavorato, vasellame), quale quello dei pastori fulbe musulmani. Oltre ai reperti archeologici (monili di oro e di rame) provenienti dalle tombe preislamiche del gruppo serer, va menzionata l'importante produzione dei diola, sul Gambia, che consiste in particolari maschere portate dai giovani durante i rituali dell'iniziazione, tempestate di rossi chicchi di abrus, con cannucce al posto degli occhi e con applicazioni di corna animali. Per quanto riguarda l'architettura, è molto interessante ciò che resta dell'architettura coloniale, come i forti di Bakel e Podor. L'architetto più famoso a livello internazionale è Pierre Goudiaby Atepa (n. 1947): è suo il progetto dell'edificio della West Africa Central Bank, modellato sulla forma di un baobab.

Cultura: teatro

La creazione di un teatro in lingua francese risale alle rappresentazioni studentesche, tenute dapprima alla Scuola Normale per maestri di Saint-Louis (fondata nel 1903), con un repertorio francese, quindi alla Scuola Normale William-Ponty di Gorée, che vide, nel 1933, la prima commedia scritta da africani su soggetto africano: La dernière entrevue de Béhanzin et Bayol (L'ultimo incontro di Béhanzin e Bayol). Dal 1935 al 1937 questo teatro presentò drammi storici e commedie di costume a Dakar e, nel 1937, a Parigi, con grande successo. Dall'indipendenza Dakar occupa un posto di primo piano nel mondo dello spettacolo: è stata sede del primo Festival Mondiale delle Arti Negre (1966), ha un grande teatro con repertorio africano e internazionale e possiede un gruppo strumentale di griot tradizionali. Sidi Ahmed Cheikh Ndao (n. 1933) è l'autore drammatico più in vista. Abdou Anta Ka (n. 1931), M'Baye Gana Kébé (n. 1936), Tierno Ba, D. A. Cissé (n. 1915), M. Seyni M'Bengué (n. 1925) e Fofana Moctar sono autori di drammi storici e di commedie satiriche di costume che enfatizzano l'impegno politico. § Il Senegal si è imposto come uno dei poli della nuova cultura africana e Dakar, per la presenza di una grande università, di biblioteche, di case editrici, di un istituto di studi e ricerche umanistiche e scientifiche come l'Institut Fondamental d'Afrique Noire (IFAN, fondato fin dal 1936), è un importante centro di vita letteraria, di pensiero e di ricerca nell'Africa nera.

Cultura: cinema

Il cinema senegalese ha le sue origini a Parigi, dove nel 1955-56 il “pioniere” Paulin Vieyraun ha girato un breve documentario sugli studenti, Afrique-sur-Seine, a cui hanno fatto seguito altri cortometraggi, realizzati in patria. Tra questi si ricorda Lamb (1963), sullo sport nazionale della lotta, che ha fatto il giro delle “settimane” europee insieme col documentario Grand Magal à Touba (1961) di Blaise Senghor, su un pellegrinaggio. Nel 1963 il romanziere Ousmane Sembène ha dato inizio alla sua attività di regista, dominando il panorama non solo nazionale, mentre negli anni Sessanta hanno debuttato, limitandosi a documentari e cortometraggi, Momar Thiam, Ababacar Samb, Djibril Diop e Tidiane Aw. Nel 1969, col breve film La ragazza, ha esordito anche Mahama Traoré, il secondo notevole cineasta del Senegal , che nel 1970 è passato al lungometraggio a colori con La donna. Questi ha condotto con lucido marxismo una battaglia contro le contraddizioni e gli scompensi della società, gli arbitri del potere e le eredità del colonialismo nel documentario su Dakar, La ville en dur (1972), vietato dalla censura, in Lambaye (1973), commedia sulla corruzione ispirata al Revisore di Gogol, e soprattutto nel censurato N'Diangane (1974), forte attacco ai marabutti e a coloro che piegano la religione musulmana a pratiche di sopraffazione economica, culturale e politica. Fa allusione al neocolonialismo interno e straniero anche il censurato film di Sembène del 1974, Xala, ma quello che in realtà ha avuto un vero e proprio effetto di stimolo sul continente nero, con un alt imposto in Senegal alla produzione di qualità, è Ceddo (1977), un nuovo attacco al colonialismo religioso di Sembène. In film con velleità commerciali si sono cimentati successivamente M. Thiam (Karim, 1971; Baks, 1974, sulla droga), A. Samb (Kodou, 1971), T. Aw (Il braccialetto di bronzo, 1974) e altri, ma nessuno con esiti avvicinabili a quelli di Sembène e di Traoré. Va segnalata, inoltre, la presenza di una donna cineasta, Safi Faye, autrice nel 1975 di un notevole film sulla vita e sui problemi di villaggio, Lettera contadina. All'inizio degli anni Ottanta, con Jom (1981) di Ababacar Samb Makharam, il cinema senegalese è tornato ad affacciarsi alla ribalta dei grandi festival internazionali, soprattutto Cannes. In effetti, però, è sempre grazie all'opera di Sembène che si può parlare di affermazione qualitativa, in particolare con Campos de Thiaroye (1987), girato in coppia con Thiorno Faty Sow e presentato a Venezia. Negli ultimi decenni del sec. XX si è infine andata facendo strada una terza generazione di cineasti tra cui si ricordano: Moussa Touré con Toubab bi (1992), tenero racconto su alcuni emigrati a Parigi, e Moussa Sène Absa con Tableau Ferraille (1997). Nel 2004 Sembène ha girato il suo ultimo film, Moolaadé, che tratta lo scottante problema della mutilazione genitale femminile. Nomi nuovi del cinema senegalese sono M. Wade, A. Diallo e A. Seck.

Bibliografia

Per la geografia

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Per la storia

M. Crowder, Senegal. A Study in French Assimilation Policy, Londra, 1962; A. Lunel, Sénégal, Losanna, 1966; M. Delafosse, Haut-Sénégal-Niger, 2 voll., Parigi, 1972; L. Sainville, Histoire du Sénégal depuis l'arrivée des Européens jusqu'à 1850, Saint-Louis, 1972; M. Diarra, Le Sénégal concession royale. Histoire de la Colonie, Dakar, 1973; M. Remy, Le Sénégal aujourd'hui, Parigi, 1974; D. B. Cruise O'Brien, Saints and Politicians in the Organization of a Senegalese Peasant Society, Londra, 1975; N. Bernard-Duquenet, Le Sénégal et le Front Populaire, Parigi, 1985; B. Barry, La Sénégambie du XVe au XIXe siècle, Parigi, 1988.

Per la letteratura

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Per l'arte

J. Maquet, Les civilisations noires, Parigi, 1962; R. Mauny, Les siècles obscurs de l'Afrique Noire, Parigi, 1970; E. Cossa, Arte africana, Firenze, 1989.

Per il cinema

G. Braucourt, Carthage, in “Ècran 75”, 33, Parigi, 1975; idem, Brève rencontre avec Mahama Traoré, in “Ècran 75”, 34, Parigi, 1975.

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