Santa Severina

Indice

comune in provincia di Crotone (34 km), 326 m s.m., 51,88 km², 2327 ab. (santaseverinesi), patrono: sant’ Anastasia (29 ottobre).

Generalità

Centro del Marchesato, situato nella bassa valle del fiume Neto. Sorge su un'erta rupe che domina l'intera vallata, ricca di agrumeti e oliveti, e da cui è possibile godere un ampio e suggestivo panorama, giungendo a scorgere il mar Ionio.

Storia

Di non ben accertata origine, è stato identificato con Siberene, città degli Enotri; il nome attuale, forse trasformazione in forma cristiana dell'antico toponimo, comparve verso il sec. X. Espugnato nell'840 dai Saraceni, per tutto il periodo delle lotte tra Longobardi, Bizantini e Saraceni riuscì a conservare istituzioni e riti bizantini. Anche i Normanni, dopo averlo conquistato nel 1077, rispettarono in parte tali tradizioni: le magistrature cittadine rimasero a lungo conformi alle strutture giuridiche precedenti e il clero, nonostante l'imposizione del rito latino (1096), ancora nel sec. XIII praticava il rito greco-ortodosso. Durante la dominazione sveva fu possesso dei conti di Catanzaro ma, essendosi schierato con gli Angioini, fu riscattato da Carlo II d'Angiò e compreso nel demanio regio. Le guerre per la successione tra gli Angioini d'Ungheria e i Durazzo e tra gli Aragonesi e gli Angioini di Francia resero vani i disegni di autonomia del paese. Infine nel 1496 divenne contea dei Carafa, dai quali passò ad altre famiglie fino agli Sculco (1655-60) e ai Grutter (1661).

Arte

La cittadina offre alcuni preziosi esempi di architettura bizantina e normanna. Il più antico edificio è il battistero, di non concorde datazione (tra il sec.VII e il IX), a pianta cruciforme con rotonda al centro e cupola a ombrello. La cattedrale vecchia, fondata nel 1036 e i cui resti (archi su pilastri e tre absidi) sono incorporati nella chiesa secentesca dell'Addolorata, costituiva il punto d'incontro tra lo stile bizantino e le nuove forme architettoniche portate dai Normanni. La cattedrale di Sant'Anastasia, eretta tra il 1274 e il 1295, conserva pochi elementi originari (tra cui il portale), alterati dalla ricostruzione secentesca e dai restauri dei sec. XIX-XX. La chiesetta di Santa Filomena, edificata nel sec. XII, rappresenta l'ultimo episodio locale dell'architettura bizantina. Collegata a essa, in funzione di cripta, è la chiesa inferiore di Santa Maria del Pozzo o del Pozzoleo, dalla stretta facciata rettangolare con portale sormontato da bifora e campaniletto a vela. Il quartiere Grecìa, nella zona orientale, ha mantenuto intatto il tessuto urbanistico bizantino, in quanto fu abbandonato in seguito al terremoto del 1783. Sono interessanti, inoltre, il contiguo quartiere ebraico della Iudea, le antiche porte e alcuni insediamenti rupestri. Il castello, il cui nucleo centrale è probabilmente normanno, si presenta come un'imponente dimora-fortezza in seguito ai rimaneggiamenti fatti eseguire da Andrea Carafa nel sec. XVI. Ospita il Museo Archeologico del Territorio e il Museo dei Castelli e delle Fortificazioni in Calabria. Nell'ex Palazzo Arcivescovile è stato allestito il Museo Diocesano di Arte Sacra.

Economia

L'agricoltura produce cereali, uva da vino (melissa DOC), olive e frutta; è praticato l'allevamento bovino, ovino e suino. Piccole imprese operano nel settore edile.

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