Saracèni, Carlo, detto Carlo Veneziano

pittore italiano (Venezia ca.1579-1620). Intorno alla fine del sec. XVI si trasferì da Venezia a Roma dove, attivo dapprima nell'atelier di Mariani, partecipò ai più nuovi e vitali fermenti del tempo nel campo della pittura. I giovanili sei paesaggi con scene mitologiche (tra cui il Volo, la Caduta, il Seppellimento di Icaro; Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte) da un lato testimoniano dell'influsso del paesaggismo nordico nell'interpretazione di Elsheimer, dall'altro rielaborano echi giorgioneschi sia nell'accentuazione lirica del paesaggio, sia nell'impostazione tonale della coloritura. Sullo stimolo del Caravaggio, alla cui cerchia Saraceni si accostò molto presto, la sensibilità cromatica d'ascendente veneto dell'artista si arricchì di effetti luministici, mentre il realismo del maestro appare mitigato da una vena più intimamente lirica (S. Rocco e l'Angelo, Roma, Galleria Doria-Pamphili; Madonna col Bambino e S. Anna, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica; Giuditta con la testa di Oloferne, Vienna, Kunsthistorisches Museum; Martirio di S. Lamberto, Roma, S. Maria dell'Anima; tutte posteriori al 1605). Le opere dell'estremo periodo veneziano (1619-20; Estasi di S. Francesco, Venezia, chiesa del Redentore; Enrico Dandolo che incita alla crociata, Venezia, Palazzo Ducale) più chiaramente rivelano l'essenza dell'intelligente e personale interpretazione dei modi caravaggeschi nel tono lirico e sommesso, cui si accorda l'impostazione tonale con attenuati effetti di luce e chiaroscuro. La personalità non ancora compiutamente indagata di Saraceni potrebbe aver giocato un ruolo importante nella diffusione del caravaggismo in Francia, tramite l'allievo J. Le Clerc.

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