Savonaròla, Giròlamo

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frate domenicano (Ferrara 1452-Firenze 1498). Abbandonati gli studi di medicina per quelli religiosi, nel 1474, disgustato dalla decadenza dei costumi (a vent'anni compose il De ruina mundi), lasciò Ferrara e si recò a Bologna, dove si iscrisse all'ordine di S. Domenico. Risale a questi anni il De ruina Ecclesiae, scritto in convento, dove Savonarola espresse quella esigenza di rigenerazione del clero che fu poi un tema costante di tutte le sue successive prediche. Per qualche tempo maestro di novizi, tornò poi a Ferrara dove concluse gli studi teologici. Nel 1482 Lorenzo il Magnifico lo fece chiamare a Firenze come lettore di Sacra Scrittura nel convento di S. Marco. Le prime prediche di Savonarola ebbero scarso successo. Dal 1485 al 1489 fu a Bologna, Ferrara, Brescia e Genova dove nei quaresimali predicò la necessità di una generale penitenza per la salvezza. Richiamato a Firenze da Lorenzo, per invito di G. Pico della Mirandola, Savonarola iniziò un ciclo di prediche sull'Apocalisse e sulla Genesi, conquistando i Fiorentini che, a partire dal 1491, vollero che predicasse in S. Maria Novella. Divenuto priore di S. Marco nel 1491, ottenne da Alessandro VI il distacco del convento di S. Marco dalla congregazione domenicana lombarda e continuò, con crescente entusiasmo, la sua predicazione contro la corruzione dei costumi, orientando il popolo fiorentino verso un modo di vita più austero (movimento dei Piagnoni). La calata di Carlo VIII e la cacciata di Piero de' Medici aumentarono il prestigio di Savonarola in quanto fecero apparire alcune sue prediche quasi profetiche; il frate per ben due volte andò come ambasciatore dal re francese. Divenuto arbitro della vita fiorentina, Savonarola appoggiò Pier Antonio Soderini in una riforma della costituzione della repubblica, che sottopose la città a un regime demoteocratico (1494). La vita fiorentina per qualche tempo cambiò: furono banditi il lusso (roghi delle vanità) e l'usura (creazione di un Monte di Pietà), furono sottoposti a giudizio quanti conducevano una vita disordinata; venne istituita un'imposta fondiaria. Essendosi scontrato col papa Alessandro VI, a cui rimproverava i corrotti costumi, gli venne prima proibito di predicare (8 settembre 1495), poi, non avendo obbedito, fu colpito da scomunica (13 maggio 1497). Appoggiato dai Piagnoni Savonarola resistette ma i suoi avversari, i Bigi o Palleschi (fautori dei Medici), gli Arrabbiati (la parte più intransigente dell'antica oligarchia) e i Compagnacci (gli insofferenti del suo rigorismo morale), seppero seminare il malcontento tra i fiorentini, minacciati dal papa di interdetto. Dopo che Savonarola non accettò di sottoporsi alla sfida della prova del fuoco, accettata, invece, in suo nome dal suo seguace, fra' Domenico Buonvicini da Pescia, nell'aprile 1498, il popolo diede l'assalto a S. Marco. Savonarola, catturato, torturato, sottoposto a tre processi, alla presenza di inviati papali, fu condannato per eresia e impostura all'impiccagione e al rogo.. Con lui, ebbero la stessa sorte anche Fra' Domenico e un altro confratello, Silvestro Maruffi. La sentenza, fra i tumulti di popolo, fu eseguita il 23 maggio 1498 nella piazza della Signoria; le ceneri vennero sparse in Arno. La figura del “profeta disarmato”, come lo definì N. Machiavelli, divenne subito oggetto di discussione: ci fu chi vide in lui l'eretico, chi il santo, chi il precursore della Riforma. Fu anzitutto un ardente e coraggioso sostenitore della necessità di una riforma dei costumi, a cominciare dal clero, ma non discusse mai i dogmi della Chiesa. Politicamente, ebbe fiducia nel popolo, che gli appariva la parte più sana della società. Savonarola lasciò varie opere: sermoni, prediche, trattati e poesie religiose. Si ricordano il Trattato circa il reggimento del governo della città di Firenze (1498), l'Epistola della sana e spirituale lezione (1497) e le Prediche, raccolte postume.

J

Schnitzer, Savonarola, Milano, 1951; M. Ferrara, Savonarola, Firenze, 1952; R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Roma, 1952; R. Klein, Il processo di Girolamo Savonarola, Firenze, 1960; D. Weinstein, Savonarola e Firenze, Bologna, 1976.

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