Shāhin, Yūsuf

(francese Youssef Chahine), regista cinematografico egiziano (Alessandria 1926-Il Cairo 2008). Dopo aver studiato tecnica e recitazione in California, iniziò nel 1950 l'attività in patria, dirigendo all'incirca un film all'anno. Pur fra sbandamenti melodrammatici e cadute anche gravi, egli ha proseguito un discorso sociale e civile, sempre più vicino ai bisogni della coscienza popolare. Nei suoi primi film degni di nota, Cielo d'inferno (1953) e Le acque nere (1956), già prendeva, sia pur timidamente, le difese dei lavoratori. In Stazione centrale (1958), l'opera che lo rivelò anche in Europa, dipinse in modo esatto, vivo e toccante, l'atmosfera della stazione del Cairo. Si occupò poi di imprese molto diverse: Giamila l'algerina (1958), forte denuncia della tortura; Saladino (1963), un'epopea di fattura hollywoodiana ma di acceso nazionalismo; L'alba di un giorno nuovo (1964), dramma sociale tra i suoi più consapevoli; Il venditore di anelli (1965), un'operetta cantata girata in Libano, molto più fresca del suo apparato convenzionale; La gente del Nilo (1967), celebrazione semplicistica della diga di Aswân. La terra (1968) fu il suo secondo grande film, evocante con partecipazione e umorismo, anche se con un linguaggio tradizionale, una lotta contadina degli anni Trenta contro i latifondisti e l'amministrazione di re Fārūq, non senza pungenti allusioni contemporanee. Dopo La scelta (1970), un dramma sulla crisi degli intellettuali, Shāhin è giunto con Il passero (1973), realizzato in coproduzione con l'Algeria, a trasformare la testimonianza sociale in critica politica. I traumi della guerra dei sei giorni, le sue ripercussioni sulla gente semplice, la corruzione burocratica del regime nasseriano, il patriottismo popolare tradito, sono i temi affrontati in una metafora poetica carica di avvertimenti per l'autocoscienza araba. Il discorso continuò nei successivi Il ritorno del figliol prodigo (1976) e Alessandria perché (1978); autobiografica è invece Una storia egiziana (1982). Nel 1985 ha realizzato Addio Bonaparte, una coproduzione internazionale che non ha riscosso gli attesi successi di pubblico e di critica. Nel 1997 ha ricevuto a Cannes il premio alla carriera e ha presentato il suo film Il destino, ambientato nell'Andalusia araba del sec. XII e che, nel presentare vicende e personaggi di quell'epoca (il film si impernia soprattutto sulla figura del filosofo Averroè), adombra problemi, fanatismi e sanguinosi conflitti del mondo arabo di oggi. Del 1999 è L'altro, presentato a Cannes come film d'apertura della sezione Certain Regard, e che prosegue l'indagine e la denuncia del regista sui pericoli di un fondamentalismo cieco e intollerante adattando la vicenda di Romeo e Giuletta al contemporaneo contesto culturale e religioso egiziano. Nel 2001 è uscito Silenzio... si gira, commedia musicale e sentimentale e nel 2002 ha diretto un episodio del film 11 settembre 2001.

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