Solitùdini, Le-

(Las Soledades), poema del lirico barocco spagnolo Luis de Góngora. Composto intorno al 1612 e incompiuto – su quattro “canti” ideati, solo due uscirono, postumi, rispettivamente di 1091 e 979 versi –, rappresenta l'indubbio capolavoro della poesia gongorina e uno dei testi più significativi del Seicento letterario europeo. Intenzione del poeta era la raffigurazione di quattro “solitudini” (della campagna, delle rive del mare, dei boschi e del deserto), con un lieve filo narrativo: un giovane naufrago, deluso in amore, viene ospitato prima da rustici caprai e quindi (seconda solitudine) da poveri pescatori, insieme ai quali trascorre qualche giorno, assistendo alle loro attività e condividendo i loro pasti, riposi e divertimenti. Ma si tratta solo di un pretesto per una serie preziosa di “arazzi”, di versi raffinati, allusioni colte, metafore nuove e ardite, audacie sintattiche. Deriso e giudicato per secoli oscuro e stravagante, il poema è considerato ora nella sua luce più giusta: esempio perfetto, nel suo genere, di poesia manieristica.

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