Solovëv, Vladimir Sergeevič

filosofo russo (Mosca 1853-Uzkoe, presso Mosca, 1900). Figlio dello storico e cattedratico Solovëv Michajlovič (Mosca 1820-1879), è uno dei massimi rappresentanti della filosofia europea del sec. XIX. Studiò filosofia e teologia a Mosca, dove si laureò con una dissertazione su La crisi della filosofia occidentale (1874), in cui attaccava il positivismo. Si recò poi in Inghilterra dove intraprese lo studio della tradizione mistica, e in Egitto. Qui ebbe visioni ed estasi mistiche nelle quali gli apparve la “sapienza divina”. Ritornato in Russia, insegnò nelle università di Mosca e di Pietroburgo finché, nel 1881, il governo zarista lo allontanò dalla cattedra. Scriveva intanto le sue grandi opere di metafisica, di mistica e di filosofia religiosa (La giustificazione del bene, 1895; Tre dialoghi, 1899), oltre a saggi di argomento politico-religioso. Sul suo pensiero influirono in modo determinante la teosofia di J. Böhme e la tarda filosofia di F. Schelling. Nell'opera di Solovëv si congiungono, in una nuova sintesi originale, la filosofia platonica e neoplatonica, la grande tradizione della mistica speculativa tedesca e la metafisica cristiana della patristica orientale e della Chiesa ortodossa (La Russie et l'Église universelle, 1889).

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