Sordèllo da Gòito

trovatore italiano in lingua provenzale (Goito, Mantova, ca. 1200-ca. 1269). Allontanatosi giovanissimo dal castello avito, tentò la fortuna del cortigiano e del giullare: fu alla corte di Rizzardo di San Bonifacio, signore di Verona (è da relegare tra le leggende l'aneddotica piccante dell'amore di Sordello per Cunizza, sorella di Ezzelino da Romano e sposa di Rizzardo, rapita dal poeta), e in altre città dell'Italia settentrionale. Nonostante la protezione di Ezzelino, Sordello, per motivi rimasti oscuri, dovette rifugiarsi in Provenza, presso Raimondo Berlinghieri; passò poi al servizio di Carlo I d'Angiò, al seguito del quale tornò in Italia nel 1266, ottenendo l'investitura di alcuni castelli nell'Abruzzo. Restano di Sordello ca. 40 poesie d'amore, dove, ai consueti stilemi occitanici, si affianca una tematica mistica di tono prestilnovistico, e poi tenzoni con altri giullari, sirventesi e celebrativi, e il poemetto Ensenhamen d'onor (Ammaestramento d'onore). Testimonianza di una generosa passione civile è il notissimo Compianto (planh) in morte di ser Blacatz (1237), fiera rampogna contro i principi d'Europa, invitati a cibarsi del cuore di quel valoroso per apprendere quelle virtù di cui difettavano: il componimento lievitò nella memoria di Dante che pose Sordello al centro del VI canto del Purgatorio.

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