Tàtari

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Definizione

Nome dato dai Russi (Tatary), italianizzato in Tartari, con cui vennero designate le genti turco mongole di origine asiatica che, dal sec. XIII, invasero la Russia e che è restato ai loro attuali discendenti. Queste genti erano in origine pastori nomadi di lingua mongola stanziati in prevalenza nella regione dell'Altaj, ma già all'inizio dell'era attuale si erano spostati verso ovest fondendosi con le locali popolazioni di lingua turca, dando origine al vasto raggruppamento di genti turco tatare, come testimoniato dai corredi funebri trovati nelle numerose tombe risalenti a questo periodo. Non sappiamo se le tribù più propriamente tatare, sparse in una vasta area dell'Asia occidentale, fossero federate tra loro, ma a partire dal sec. XII i Mongoli di Gengis Khān le riunirono in un potente “stato nomade” che nella sua espansione verso ovest fino al Caucaso assorbì molte popolazioni indigene. Con il nome di Orda d'Oro invasero nel sec. XIII la Russia spingendosi fin nell'Europa occidentale (Polonia, Carpazi, Bulgaria), dove in gran parte si fusero con genti slave (Russi, Ucraini, Polacchi, Bulgari ecc.); da allora divennero noti con il nome di Tatari, che in seguito designò i loro discendenti e in particolari quelli che costituirono il khānato di KazanDal sec. XIV i Tatari erano diventati sedentari e, pur dedicandosi soprattutto all'allevamento di cavalli, praticavano l'agricoltura estensiva irrigua utilizzando un originale aratro con avantreno a ruote (saban) tirato da cavalli; in questo periodo, sotto il Khān Ozbek, vennero progressivamente islamizzati, pur conservando non poche tradizioni dell'originario sciamanesimo e dei loro culti animistici; i loro villaggi stabili ricordavano gli accampamenti nomadi asiatici, con la case in legno, derivate dall'isba russa, che tendevano a ripetere la struttura caratteristica delle tende cilindro-coniche (kibitka) in feltro. Il loro abbigliamento era simile per l'uomo e la donna, costituito da ampi calzoni fermati alla caviglia da una lunga tunica coperta da un farsetto senza maniche e, d'inverno, da un pesante caffettano di forma particolare (chalat); tipico l'uso di uno zucchetto emisferico (tjubetejka) che le donne portavano legato sotto il mento e ricoperto da uno scialle e gli uomini coperto da una sorta di berretto di pelo. Notevole era la loro abilità nel lavorare il cuoio, la pelle, l'oro e l'argento, nonché nel tessere tappeti e stuoie, che ha dato origine a un fiorente artigianato. L'organizzazione sociale era basata sulla grande famiglia patriarcale, nella quale la donna aveva (a differenza dei Mongoli) una posizione decisamente subalterna e doveva abitare un'area separata della tenda; le famiglie erano organizzate in clan patrilineari che per influsso dei Mongoli assunsero caratteri feudali e furono retti da principi ereditari (murzy). I Tatari sono in gran parte residenti nella Repubblica autonoma dei Tatari; qui si trovano i tipi antropologicamente più puri, caratterizzati dalla fusione di tratti somatici mongoli, turchi e slavi, evidenziati dal colore brunetto della pelle, dall'occhio che ricorda il taglio mongolico ma con iride variabile dal castano all'azzurro scuro, dal colore bruno più o meno chiaro tendente al rossiccio dei capelli.

Letteratura

I Turchi di Kazan e della regione del fiume Ural vantano dal sec. XIII una propria letteratura scritta, all'inizio fortemente legata alla tradizione centroasiatica. Il periodo di maggiore fioritura si ebbe tra gli ultimi decenni del sec. XIX e i primi del secolo successivo, soprattutto per opera di Qayyum Nasiri (1825-1902), i cui almanacchi di varia cultura esercitarono una grande influenza sulla gioventù progressista tatara, e di Muhammad Zahir Bighi (1870-1902), autore de Il peccato dei grandi, in cui sonodescritte le conseguenze disastrose dell'introduzione, presso i Tatari, degli elementi negativi dei costumi occidentali. Tra i poeti, un posto di rilievo spetta ad Abdullah Tuqay (1886-1913), le cui liriche in stile moderno sono sicuramente tra le cose migliori della letteratura tatara. Con la Rivoluzione russa del 1917, l'attività letteraria subì una prevedibile sovietizzazione che ne omologò il carattere alle direttive del nuovo regime.

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