Tièpolo, Giandoménico

pittore italiano (Venezia 1727-1804). Figlio di Giambattista, la sua attività è caratterizzata dall'alternarsi di momenti in cui l'influsso paterno appare condizionante e di risultati che ne mettono a frutto l'esperienza con sensibilità originalissima. Attivo nella bottega del padre, tuttavia se ne stacca fin dal giovanile Consilium in Arena (1750; Udine, Museo Civico) per una più vivace aderenza alla vita e alla storia e per un tono narrativo spigliato e “terrestre”. Opera dal 1750 a Würzburg, dove dipinge alcuni sopraporta e tele di brillante impostazione cromatica; al suo ritorno in patria esegue gli affreschi per la chiesa dei SS. Faustino e Giovita a Brescia (1754-55) che segnano purtroppo il suo rientro nell'ambito dell'accademismo “familiare” e la sua opera decade. Nella Villa Valmarana “ai Nani”, presso Vicenza, con gli affreschi della foresteria, ispirati a scene di vita signorile e contadina in campagna, l'artista matura un linguaggio sintetico e sobrio, caratterizzato dall'osservazione ironica e dalla narrazione piana ma arguta. Mentre la sua attività confluisce in quella paterna nelle grandi imprese del tempo, da Palazzo Rezzonico a Madrid, al ritorno a Venezia nel 1770 Giandomenico si inserisce pigramente nell'ambiente accademico lagunare (decorazioni in Palazzo Ducale, 1784); ritroverà accenti di sincera ispirazione nei tardi affreschi di Villa Zianigo con mascherate e scene campestri (1790), analitici e caricaturali, nei quali la piacevolezza della forma e del colore, freddo e schiarito, non nasconde l'acutezza del giudizio, storico e morale, sulla società del tempo.

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