Uno, nessuno e centomila

romanzo di L. Pirandello, pubblicato nel 1926. Il protagonista, Vitangelo Moscarda, osservandosi allo specchio e notando che il suo naso pende verso destra, scopre di non essere per gli altri quell'“uno” che credeva di essere, ma “centomila”, di avere cioè tante personalità quante gliene sono attribuite dagli altri e, pertanto, di non essere “nessuno” per se stesso; rinuncia allora alla moglie, al lavoro e al denaro, che fanno di lui una maschera anziché un uomo, e si ritira a vivere in un ospizio, abbandonandosi al godimento panico della natura. “Summa” delle situazioni di ogni personaggio pirandelliano, da Mattia Pascal a Serafino Gubbio, il romanzo è la tappa finale dell'ideologia ribellistica e anarchica dello scrittore e anticipa, nel contempo, il dramma esistenzialista dell'incomunicabilità. Tipicamente “novecentesca” è la struttura narrativa, in cui si va confermando, nella frammentarietà del discorso, la tesi dell'impossibile unità della persona.

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