VTOL

sigla dell'inglese Vertical Take-Off and Landing (decollo e atterraggio verticali) che designa gli aeromobili in grado di sollevarsi e di posarsi seguendo traiettorie verticali, esclusi gli elicotteri. I primi VTOL furono studiati negli anni Cinquanta dagli Statunitensi per necessità belliche (guerra di Corea) data la scarsità di piste da cui far decollare gli aviogetti; i tipi sperimentali (posacoda, convertiplano, composito), a elica o a getto, non diedero risultati favorevoli. I problemi fondamentali del VTOL sono quelli di assicurare all'aeromobile una spinta verso l'alto superiore al suo peso e di garantire un'adeguata controllabilità entro un'estesissima gamma di velocità e assetti di volo. Ciò portò necessariamente all'impiego di spinte (o di potenze) considerevolmente elevate e quindi di vistosi consumi, di scarse autonomie e di carichi bellici relativamente ridotti, nonché di un'estrema sofisticazione edelicatezza dei sistemi di stabilizzazione artificiale e di controllo. Questa seconda fase di studi condusse alla realizzazione di due famiglie di velivoli da combattimento, i cui capostipiti sono per il blocco occidentale il British Aerospace Harrier, per quello orientale lo Yakovlev Yak 38. Il primo (nelle varie versioni derivate, tra le quali la McDonnell Douglas AV 8B) è stato impiegato nella guerra delle isole Falkland e successivamente nell'operazione Desert Storm, contro l'Iraq. In entrambi i casi la soluzione costruttiva adottata ha rivelato una notevole vulnerabilità alle armi a guida infrarossa e, cosa più grave, l'incapacità di sopravvivere ai colpi incassati. Dalla metà degli anni Settanta, è stata rivitalizzata la formula convertiplano, giungendo alla realizzazione del Bell-Boeing V 22 Osprey (Falco Pescatore), dotato di due gruppi turboelica basculanti sistemati all'estremità delle ali, con eliche dotate di passo ciclico e collettivo. Tale velivolo ha rappresentato il primo esempio di macchina a decollo verticale con reali capacità di trasporto. Dal punto di vista commerciale la formula del V 22 appare troppo costosa, non sfruttando le sue ottime capacità di manovrabilità in volo stazionario. Altre soluzioni sono in fase avanzata di studio, e vertono su di una macchina dotata di motori a getto per il volo traslato, e di turboventole ad asse verticale per il decollo e l'atterraggio, mosse dalla stessa generatrice di gas dei motori di traslazione.

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