Villiers de l'Isle-Adam, Philippe Auguste-Mathias, cónte di-

scrittore francese (Saint-Brieuc, Bretagna, 1838-Parigi 1889). Nel 1857 si recò a Parigi, dove si incontrò con Ch. Baudelaire che lo introdusse alla conoscenza dell'opera di E. A. Poe. Visse tra sogni di grandezza e una reale miseria materiale, mitigata da un breve periodo (1860-70) di fortuna letteraria e mondana e dalla fervida ammirazione di scrittori quali J. Huysmans, L. Bloy e S. Mallarmé che lo riconobbe maestro di idealismo. Accanto alla sua predisposizione mistica, i più vasti influssi concorsero alla formazione della sua bizzarra personalità: quello del primo romanticismo, soprattutto germanico, di Poe, di R. Wagner, di occultisti e visionari e infine, soprattutto, di G. W. F. Hegel. A iniziare dal 1859, in cui pubblicò Premières Poésies, molto scrisse in prosa e per il teatro, con alterna fortuna: i drammi filosofici Elën (1865), Morgane (1866), La révolte (1870); il romanzo filosofico Isis (1862; Iside), i racconti Claire Lenoir (1867) e L'Intersigne (1868). Riprese con più felici risultati i temi della sua speculazione – l'urto tra spirito e materia, la presunzione della scienza – nelle opere maggiori: Contes cruels (1883; Racconti crudelie Nouveaux contes cruels (1889), L'amour suprême (1886; L'amore supremo), Tribulat Bonhomet (1887), Histoires insolites (1888; Storie insolite); i romanzi L'Ève future (1886) e Akëdysséril (1886). Nel 1890 uscì postumo il dramma Axël, supremo credo idealistico di Villiers che incarna nei due eroi dell'opera la rinuncia alla ricchezza, alla potenza e all'amore stesso per fissarne nella morte il momento sublime. Esposta a giudizi contrastanti, sui quali pesa il disordine di una composizione ridondante di idee e di pregi stilistici, l'opera di Villiers trova una collocazione di rilievo tra le espressioni dell'ultimo romanticismo precursore delle innovazioni simboliste.

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