acàcia

sf. (pl. -cie) [sec. XVI; dal latino acacía, der. dal greco akakía, prob. di origine egiziana]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Acacia della famiglia Leguminose (sottofamiglia Mimosoideae), comprendente ca. 1000 specie diffuse nelle zone calde e aride dei tropici, particolarmente in Australia, America, Africa, dove formano boscaglie rade. Sono alberi o arbusti spinosi o inermi, con foglie composte bipennate o ridotte al solo picciolo simile a una foglia (fillodio). I fiori sono piccoli, riuniti in capolini formanti infiorescenze diverse; gli stami sono assai allungati e i frutti per lo più dei legumi. Le comuni mimose, piante ornamentali a fiori in genere gialli, coltivate nella Riviera Ligure, appartengono a questo genere (Acacia dealbata, Acacia baileyana). Largamente usate sono l'Acacia senegal, l'Acacia catechu e l'Acacia suma. La prima, a fiori giallo-pallidi, originaria dell'Africa tropicale, fornisce la gomma arabica, sostanza formata per l'80% di arabina, pentosano che per idrolisi dà vari monosaccaridi. La gomma arabica è usata in varie industrie, tra cui la tessile e quella dei liquori; in farmacologia è sfruttata come emolliente e protettivo della mucosa digerente e come correttivo dell'azione irritante di molti farmaci. L'Acacia catechu, comune in India e nel Myanmar (Birmania) a quote non inferiori ai 1000 m, e l'Acacia suma, originaria dell'India meridionale, forniscono il catecù, o terra cattù, sostanza che contiene dal 2 al 20% di catechina, usata come astringente e antisettico in forme diarroiche di varia origine. Con il nome di acacia cinese è nota una specie del genere Albizia. L' Acacia farnesiana e alcune leguminose coltivate per ornare i parchi sono note comunemente come gaggie. Con il nome acacia infine, viene spesso erroneamente chiamata la robinia (Robinia pseudoacacia). Il legno delle acacie è molto usato soprattutto per la sua durezza, compattezza e resistenza longitudinale alla pressione; ha grana fine, è pesante ma elastico, per cui si presta per essere lavorato al tornio. Inattaccabile dai tarli, è molto resistente all'aria e all'acqua; conserva a lungo la colorazione ricevuta e viene lucidato con facilità e ottimi risultati. Dalla corteccia si ricava tannino.

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