acuità

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino acuítas-ātis].

1) Acutezza, quasi sempre in senso fig.; intensità: “Un'arte, tutta fondata sull'acuità delle sensazioni” (Soffici).

2) In psicologia, l'acuità sensoriale è la capacità di rilevare la presenza di stimoli di intensità estremamente modesta e di discriminare la differenza tra stimoli molto simili. A seconda della modalità sensoriale interessata si parla di acuità visiva, uditiva, tattile, ecc.

Medicina

L'acuità visiva (o visus) è la capacità di vedere distintamente due punti. Se questi punti vengono a cadere sull'occhio sotto un angolo di 1´, le loro immagini si troveranno sulla retina a una distanza di 5 micron; riusciranno pertanto a stimolare due elementi non contigui della retina, requisito indispensabile perché siano visti distinti. L'acuità dipende dallo stimolo (illuminazione, tempo di esposizione, contrasto luminoso), dal potere di rifrazione dell'occhio (astigmatismo, miopia, ipermetropia sono usuali cause di diminuita acuità), dall'integrità della retina e, in particolare, delle cellule dei coni. Essa dipende anche dal tipo di dettaglio scelto e il suo valore è variabile oscillando entro una gamma compresa tra 1´30‟ e 10‟ Massima in corrispondenza della fovea della retina, l'acuità diminuisce verso la periferia. L'acuità viene misurata in valori reciproci dell'angolo visivo minimo (espresso in primi) che sottende la distanza alla quale due punti non appaiono più separati. Per esempio se tale angolo anziché di 1´ è di 2´_, l'acuità sarà pari a ¹/₂, ossia a 5/10, cioè la metà del normale, che è 10/10.

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