Lessico

sm. [sec. XIII; latino altāre].

1) Tavola di solito elevata dal suolo, sulla quale si offrono sacrifici alle divinità. In particolare, nella Chiesa cattolica, tavola per lo più marmorea su cui il sacerdote celebra la messa: altare maggiore, quello posto nell'abside in corrispondenza con la navata maggiore; condurre all'altare, prendere in moglie; innalzare agli altari, mettere sugli altari, beatificare o santificare; fig., celebrare, esaltare; essere sugli altari, avere grande successo. Dim. altarino, piccolo altare, specialmente in appartamenti privati; fig.: scoprire gli altarini, rendere nota una cosa che si voleva tener celata; anche al rifl.: finalmente si scoprono gli altarini di quella storia. § Altare della patria. Monumento ideato e realizzato per la prima volta da Cadel de Vaux, a uso personale, nel 1790, fu reso obbligatorio, in Francia, dall'Assemblea Legislativa nel 1792: consisteva in un'ara, sulla quale venivano celebrate le cerimonie della religione rivoluzionaria e sorgeva su tutte le piazze di Francia, spesso accanto all'albero della libertà. Fu soppresso sotto il consolato. In Italia si chiama Altare della patria la parte centrale del monumento a Vittorio Emanuele II, in Roma; sotto di esso riposano i resti del Milite Ignoto.

2) Fig., la fede, la Chiesa: il trono e l'altare, il potere regio e quello ecclesiastico sostenentisi a vicenda.

3) Muro in refrattario posto anteriormente alla griglia di un forno in modo da distribuire uniformemente le fiamme del focolare.

Religioni

Costruzione per offerte sacrificali, di varia forma, secondo la cerimonia cui è destinata: ha forma di mensa dove il sacrificio è inteso come un pasto sacro; di un focolare dove l'atto sacrificale vero e proprio consiste nella bruciatura (o cottura) della vittima; di un qualsiasi rialzo (anche una piattaforma sugli alberi, presso certe popolazioni primitive) quando si tratta di offerte primiziali che non vengono né consumate né bruciate, ma semplicemente deposte. § Dagli scrittori ecclesiastici cristiani l'altare è spesso definito simbolo di Cristo. Oltre al fatto che il rito di consacrazione dell'altare è dominato dal riferimento al sacrificio della Croce, l'altare è di pietra e la pietra è figura biblica di Cristo (Matteo 21,42; Atti 4,11; I Corinti 10,4; Ebrei 2,20; I Pietro 2,4). Nell'antichità ogni chiesa doveva avere un unico altare, come simbolo dell'unità della Chiesa: erigere un altro altare era segno di scisma (San Cipriano accusa un vescovo scismatico di aver osato erigere un altro altare). § Secondo la liturgia cattolica, al centro, sopra l'altare, deve essere posto, ben visibile, il crocifisso; ai due lati i candelieri (sei per l'altare maggiore, due per gli altari minori); nelle chiese l'altare deve essere fisso, formare cioè un tutto inseparabile tra la mensa e la sua base; al centro della mensa, in una fossetta, sono custodite le reliquie dei santi, di cui almeno uno martire; altari portatili sono invece quelli usati per la celebrazione di funzioni all'aperto; spesso sono costituiti dalla sola pietra sacra, che viene collocata su di un tavolo. Nelle basiliche romane di S. Giovanni, S. Pietro, S. Paolo, S. Maria Maggiore, S. Lorenzo al Verano, come pure di S. Maria degli Angeli ad Assisi, l'altare maggiore è detto papale, perché solo il papa ha diritto di celebrarvi; si chiama invece altare privilegiato quello che gode dell'indulgenza plenaria applicabile all'anima del defunto per il quale viene celebrata la messa. In via eccezionale, alcuni altari privilegiati godono anche dell'indulgenza plenaria applicabile ai vivi; altare riservato è quello su cui celebrano solo le massime autorità della Chiesa. Oggi l'unico altare riservato è quello papale. § Nel rito bizantino l'altare sorge in mezzo alla chiesa ed è isolato dall'iconostasi; è generalmente quadrato e solo in qualche caso leggermente rettangolare. § L'altare nelle chiese protestanti è sempre unico e concepito come mensa eucaristica; per la forma si adegua generalmente a quella dell'altare delle chiese cattoliche.

Arte: nell'antichità

Nell'alta antichità, analogamente agli sviluppi della mensa profana, l'altare ebbe forma di mensa rialzata, quadrata o circolare. Anche gli hotep egiziani, che venivano collocati nelle tombe o posti innanzi alle statue di divinità, avevano la forma di una tavola quadrata di pietra, la cui base poteva essere poligonale, troncoconica, o quadrata, cilindrica, a quattro piedi. Presso le civiltà dell'Asia Minore erano frequenti altari di grandi dimensioni, ai quali si accedeva attraverso serie di gradini. Un esempio di questi è documentato nell'altare sumerico posto innanzi al tempio di El-Obeid. Altre forme di altare venivano scavate nella roccia. I Babilonesi ponevano accanto a quello principale un altare di dimensioni minori per i liquidi. Oltre al tipo di altare a trono, è documentato l'altare a banco, un parallelepipedo che sorreggeva due stele raffiguranti la divinità. Quest'ultimo, in uso anche presso gli Ittiti e in Siria, è probabilmente il prototipo dell'altare a corni, cioè con quattro prolungamenti agli angoli, in pietra o in metallo, presente in ambiente siriaco ed ebraico (presso gli ebrei l'altare a corni nel tempio salomonico si divideva in due tipi, quello in bronzo per gli olocausti, che ardeva di fuoco nel mezzo dell'atrio, e quello dell'incenso, rivestito d'oro). La forma più semplice di altare per sacrifici era quella di un blocco squadrato di pietra. A questo tipo si ricollegano gli altari del fuoco dei popoli iranici (vedi Naqsh-i-Rustam). Generalmente gli altari erano collocati sia all'interno dei templi sia in luoghi sacri esterni. Presso i Greci dell'età micenea l'altare per il culto privato era costituito da una tavola in argilla o in pietra (quadrata o circolare) con una cavità per le offerte. Esso era posto nel mégaron, la stanza centrale della casa o del palazzo. Nel periodo classico l'altare assunse forme diverse, secondo l'uso privato o pubblico. Nel pritanéion (l'edificio sede della magistratura e dell'amministrazione pubblica) si conservava l'altare della città, sul quale ardeva perennemente il fuoco. In genere gli altari erano eretti innanzi ai templi, soltanto in Sicilia e nella Magna Grecia, a Olimpia (tempio di Zeus) e a Delo (tempio di Serapide) l'altare si trovava all'interno. Nel periodo ellenistico la dedicazione dell'altare fu rivolta anche ai principi divinizzati e alla memoria dei defunti. I tipi più frequenti di altare erano l'altare a volute ionico (sec. VI-V a. C.) e l'altare in antis, con due prolungamenti posteriori che chiudevano lo spazio occupato dal sacrificante. Dal sec. IV a. C. divenne frequente in Asia Minore e nelle isole l'altare dorico, decorato da un fregio con metope e triglifi. È propria dell'età ellenistica la concezione dell'altare come monumento architettonico, con piattaforme, colonnati e gradinate (altare di Pergamo). Dal modello greco derivano i tipi dell'altare romano. Nelle case romane l'altare dei Lares era posto nell'atrio, ma si sono trovati altari anche agli incroci delle strade, oltre che nei luoghi pubblici della città. La forma più diffusa è quella a volute ioniche, fra le quali veniva spesso inserita una fascia a lunetta. La decorazione era abbondante di fregi, festoni e ghirlande, teste di animali, amorini, simboli cultuali, immagini di divinità e raffigurazioni mitologiche e di sacrifici. La forma di altare adottata dal cristianesimo primitivo fu quella di una semplice tavola di legno, che veniva posta in mezzo all'assemblea liturgica. Solo con la costruzione delle prime basiliche l'altare divenne una struttura stabile (in pietra o in marmo) posta nell'area presbiteriale, in fondo alla navata maggiore, come centro visivo e simbolico dell'azione liturgica. Fin dall'inizio l'altare assunse forme diverse: da quella elementare dell'altare a mensa, costituito da una lastra sorretta da uno o più sostegni, a quella dell'altare a cofano (o cassone), spesso abbellito da rivestimenti decorativi, all'altare a blocco, in muratura e in genere addossato alla parete, all'altare a sarcofago, con la mensa appoggiata su un sarcofago vuoto o contenente reliquie. Frequente è la contaminazione delle due prime forme, come nell'altare della basilica di S. Vitale a Ravenna, costituito da una mensa con quattro sostegni sovrapposta a un cofano con fronte scolpita. Tra gli esempi più splendidi di altare a cofano è l'altare d'oro di S. Ambrogio a Milano, opera di oreficeria carolingia del sec. IX (vedi Vuolvinio). La diffusione del culto delle reliquie dei santi portò a particolari sviluppi, nei sec. V-VII, l'altare a sarcofago, che veniva posto sopra il loculo contenente le reliquie, oppure sovrastava una cameretta vuota, in comunicazione col sottostante sacello del martire mediante la fenestella confessionis. Dall'età paleocristiana al periodo romanico l'altare è spesso sormontato da un baldacchino marmoreo (ciborio).

Arte: dal Medioevo a oggi

Nel Medioevo fu frequente l'uso di altari portatili con preziosi rivestimenti in metallo lavorato (il più antico tuttora conservato è l'altare del sec. VII trovato nel sepolcro di S. Cutberto a Durham in Inghilterra). L'altare a blocco addossato alla parete fu particolarmente diffuso a causa delle trasformazioni liturgiche, da quando cioè il sacerdote non celebrò più la messa rivolto ai fedeli, ma volgendo loro le spalle. L'altare assunse così una struttura architettonica più complessa, in rapporto con l'ambiente del presbiterio o della cappella. Dopo gli esempi del tardo Medioevo, adorni di grandi pale dipinte o scolpite, il Rinascimento italiano riportò in onore l'altare a mensa: esso divenne una tavola sottile, retta da due pilastrini classici o da supporti ancor più eleganti (come le due anfore che sostengono l'altare della SS. Annunziata di Firenze). Ma l'altare trovò nuove risorse in virtù di rivestimenti scultorei dovuti ai maggiori artisti del tempo: i bronzi dell'altare di Donatello nella basilica di S. Antonio a Padova e i preziosi altari veneti di Pietro Lombardo. Con il barocco e il rococò l'altare tende a essere assorbito in una complessa espressione plastico-architettonica, a base di volute, colonne tortili, rigonfiamenti di motivi ornamentali e figurati, che imprime un nuovo movimento fantastico all'insieme e al fondale (altare di S. Luigi di Andrea Pozzo nella chiesa di S. Ignazio a Roma; altare maggiore dell'abbazia di Weltenburg di E. Quirin Asam). Negli altari spagnoli e messicani, così come in quelli brasiliani, ogni cesura fra mensa e fondale scompare, il tutto è sommerso da una fitta vegetazione d'intagli e di sculture. Dopo esempi così vistosi, l'Ottocento riprende temi e forme di più sobrio eclettismo medievale-rinascimentale. L'altare tende a stabilizzarsi in modelli tradizionali. Ma un forte rinnovamento subentra nelle chiese moderne, dove sia l'altare a mensa sia quello a cassa si prestano agli squadri cubistici, ai giochi di pieni e vuoti, ai rapporti semplificati fra massa e spazio, o all'esaltazione di materiali nuovi, legati all'architettura razionale e funzionale, nonché a quella organica. Dopo la parentesi romantico-mistica e gotico-liberty dello spagnolo Gaudí, che disegna per la Sagrada Familia di Barcellona un altare ottagonale a gradini isolato su piattaforma, subentrano, a partire dal 1920, le forme più decisamente squadrate delle chiese nuove. Tra gli esempi più significativi si pone l'altare della cappella domenicana di Vence, costruito su disegni di Matisse. Il ritorno dell'altare alla sua originaria semplicità di forme è stato favorito particolarmente dalla riforma liturgica (1964) del Concilio Vaticano II, che ha ripristinato la celebrazione della messa con l'altare a mensa rivolto all'assemblea.

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