amniocentèsi o amniocèntesi

sf. [da amnio+-centesi]. Tecnica fondata sul prelievo del liquido amniotico ed effettuata mediante puntura della parete addominale (amniocentesi transaddominale) con un ago introdotto sulla linea mediana dell'addome a circa 6-8 cm al di sopra del pube. L'esame va preceduto da un'ecografia in tempo reale che valuti l'attività cardiaca fetale, l'epoca gestazionale, la posizione della placenta, la localizzazione del liquido amniotico e il numero di feti, e, talvolta, da una piccola anestesia locale nel luogo della puntura. Vi sono due tipi di amniocentesi: precoce e tardiva. La prima, che viene eseguita entro la ventesima settimana di gestazione, è in particolar modo diretta a identificare precocemente alcune malattie congenite attraverso lo studio effettuato su alcune cellule fetali prelevate insieme con il liquido amniotico e poste in coltivazione. Il pericolo di malattie congenite esiste quando uno dei genitori è portatore di un'anomalia cromosomica che può essere trasmessa alla prole, oppure quando la madre abbia un'età superiore ai 35 anni: ciò comporta infatti un rischio aumentato di sindrome di Down, oppure quando nella famiglia esistono malattie metaboliche ereditarie o legate al sesso, per cui è necessario conoscere anticipatamente il sesso del nascituro, a cui si può risalire definendo il cariotipo delle cellule fetali coltivate. L'amniocentesi tardiva, invece, eseguita generalmente dopo la ventiseiesima o ventottesima settimana di gravidanza, è necessaria per valutare la maturità o le condizioni del feto in caso di incompatibilità, per quanto riguarda il gruppo Rh, tra sangue materno e fetale. La diagnosi di maturità fetale viene fatta tramite il dosaggio, nel liquido amniotico, di alcune sostanze come la bilirubina, la creatinina, l'alfafetoproteina, oltre che sul numero di cellule desquamate dalla cute del feto. Eseguita da mani esperte, l'amniocentesi comporta rischi molto ridotti ed è effettuabile senza ricovero ospedaliero, con la sola precauzione di mantenere il riposo a letto per 24-48 ore dopo l'esame. Nella madre può comparire una lieve emorragia, cioè una perdita ematica transitoria, o una perdita di liquido amniotico, di solito autolimitantesi. Entrambi questi inconvenienti si possono verificare nell'1-2% dei casi. Il probabile rischio di un aborto, sopraggiunto in seguito all'amniocentesi, è circa dello 0,5% superiore alla percentuale basale di aborti del 3%. Nel feto una puntura accidentale non provoca conseguenze di rilievo, tranne i casi, tuttavia eccezionali, in cui la puntura leda qualche grosso vaso placentare, con la possibilità di una gravissima emorragia che gli sottragga una quantità eccessiva di sangue.

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