antenato

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Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino ante natus, nato prima]. Ascendente remoto, avo, progenitore: vanta sempre la nobiltà dei suoi antenati; galleria degli antenati, quella che ne contiene i ritratti nelle case aristocratiche. Al pl., le generazioni passate di un popolo o dell'intera umanità.

Culto degli antenati

Culto prestato ai morti della propria famiglia intesi come esseri transumanati, ossia trasformati in potenze sovrumane, e capaci perciò di proteggere, come pure di nuocere (se vengono negletti). La trasformazione è operata dai viventi mediante un rito di passaggio, consistente per lo più nella seconda sepoltura: un morto viene sepolto e dopo qualche tempo – un periodo fisso o quando se ne sente la necessità in seguito a qualche disgrazia che un indovino interpreta come segno che il morto vuole essere trasformato in antenato e avere un culto – le sue ossa sono riesumate, sottoposte a un trattamento rituale (a volte cremate) e quindi collocate nella sede del culto. Il culto di un determinato antenato viene a cessare col tempo, in quanto nuovi antenati prendono il posto dei vecchi; a volte viene coscientemente interrotto quando l'antenato risulta incapace di proteggere a dovere la famiglia. Esistono persino riti che stabiliscono ufficialmente questa cessazione del culto. Oltre al singolo antenato, di solito si venera e s'invoca tutta la collettività degli antenati, sentita come un prolungamento della famiglia, o di una intera comunità, in quanto presso i popoli praticanti il culto degli antenati la comunità è in genere costituita da un gruppo consanguineo che ha perciò antenati comuni. In altri termini: la collettività degli antenati diventa qui la proiezione metastorica della collettività umana. La prima protegge la seconda dalle incertezze e dai pericoli della storia, assicurandole un'esistenza sacrale assoluta; la protegge dal rischio di una sua disgregazione, sia intervenendo affinché siano rispettate le norme tribali e, in genere, le tradizioni che la sorreggono, sia allontanando calamità, epidemie, siccità, ecc. che la potrebbero distruggere, sia, infine, assicurandone talvolta la continuità mediante la reincarnazione degli antenati nei nuovi nati della tribù. Questa funzione sociale degli antenati è tipicamente espressa dove sono oggetto di un culto particolare gli antenati del capo di una tribù, di un clan, di un villaggio, ecc.: questi antenati, come il capo stesso, sono il simbolo dell'unità sociale del gruppo. Il culto degli antenati è largamente diffuso: lo troviamo in religioni primitive (totemismo) e in religioni di popoli di civiltà superiore (shintoismo); per esempio fu importantissimo nella religione dell'antica Cina, dove divenne uno dei fondamenti del confucianesimo. Esso giunse anche a formulazioni storico-religiose nell'evemerismo e nel manismo, che tentarono di ricondurre tutta la vita religiosa al culto dei morti. Presso certe popolazioni primitive, per esempio tra i popoli africani di lingua bantu, costituisce ancora il motivo dominante della loro religione.

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