antiàcido

agg. e sm. [anti-2+acido]. Farmaco capace di ridurre l'acidità del succo gastrico attraverso un meccanismo chimico (neutralizzazione), chimico-fisico (adsorbimento) oppure neuro-umorale (azione antisecretoria). Gli antiacidi neutralizzanti reagiscono con l'acido cloridrico determinando un innalzamento del pH gastrico. Alcune di tali sostanze (bicarbonato di sodio, tartrati e citrati alcalini, carbonati di bismuto e di magnesio), un tempo largamente usate, sono ormai di limitata applicazione in quanto nel ridurre la cloridria liberano nello stomaco acidi deboli (tartarico, citrico, carbonico) che sono attivi stimolatori della secrezione gastrica. Il loro effetto è pertanto temporaneo e determina in genere una recrudescenza della secrezione cloridrica. Diffusamente impiegati sono gli antiacidi neutralizzanti che non presentano tale azione secondaria (ossido di magnesio, alcune resine a scambio ionico). Gli antiacidi adsorbenti agiscono “catturando” l'acido cloridrico gastrico senza tuttavia reagire con esso. Vengono impiegati in terapia con tali finalità l'idrato di alluminio colloidale, il caolino e una particolare argilla detta attapulgite. Esistono infine numerosi inibitori della secrezione gastrica; alcuni sono polveri inerti che agiscono localmente nello stomaco stratificandosi sulla mucosa e inibendo in tal modo i riflessi gastro-secretori. Altri inibiscono invece la secrezione riflessa a livello centrale (tranquillanti, sedativi) o attraverso il sistema nervoso vegetativo (giusquiamo, belladonna, atropina e sostanze atropino-simili). Alcuni antiacidi antisecretori inibiscono direttamente l'attività delle ghiandole gastriche che secernono l'acido cloridrico. Le più attive tra queste sostanze sono l'enterogastrone, l'urogastrone, l'istidina, la pepsina e il tocoferolo.

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