apposizióne

Indice

sf. [sec. XIV; dal latino appositío-ōnis].

1) L'apporre e l'essere apposto: “C'è da chiedere al pretore l'apposizione dei sigilli” (Fogazzaro). In particolare, in diritto: A) apposizione di termini (Codice Civile, art. 951), azione intentata dal proprietario di un fondo al suo vicino perché contribuisca proporzionalmente alla spesa necessaria per apporre i segni di confine quando mancano o non sono più riconoscibili. B) Apposizione di sigilli, provvedimento cautelare preso provvisoriamente dal tribunale (o dal giudice di pace, in caso di urgenza, dove il primo manchi) per conservare un patrimonio: riguarda i beni che formano l'oggetto di una successione ereditaria (Codice di Procedura Civile, art. 757-761), ma si applica anche a tutti gli altri casi in cui si riveli necessario questo provvedimento (Codice di Procedura Civile, art. 768).

2) In grammatica, sostantivo, solo o con attributi e complementi, che si aggiunge a un altro per meglio specificarlo. Se il sostantivo è solo, l'apposizione è semplice (il re Numa); se il sostantivo è accompagnato da un attributo o da un complemento, l'apposizione è complessa (Numa, re di Roma).

3) In botanica, uno dei modi di ispessimento della parete cellulare, specialmente della parete secondaria, su cui si depositano strati successivi di fibrille di cellulosa fra i quali si possono trovare interposte anche lignina, pectina, emicellulose o altre sostanze.