arcónte

sm. [dal greco árchōn-ontos, capo]. Nome dato ai supremi magistrati di alcune città greche e, in particolare, di Atene dopo la caduta della monarchia. Non è possibile stabilire con precisione la data dell'istituzione della repubblica in Atene: a ogni modo la lista degli arconti annuali che gli antichi possedevano cominciava con l'anno 683-682 o 682-681 a. C. Per noi essa è ricostruibile senza lacune dalle guerre persiane al 290 a. C. ed è d'importanza fondamentale per la cronologia antica. In età storica gli arconti costituivano in Atene un collegio di nove membri dei quali uno dava il nome all'anno in corso e perciò era detto eponimo; un altro era detto basileus, cioè re, e degli antichi monarchi conservava le prerogative religiose; un terzo era chiamato polemarco, cioè capo della guerra, e aveva funzioni militari; gli altri sei, detti tesmoteti, avevano in origine il compito di formulare le leggi, in seguito quello di amministrare la giustizia. Gli arconti erano in un primo tempo eletti dall'ecclesia, in seguito furono invece tratti a sorte. Quando sia avvenuto questo mutamento è difficile dirlo. Parlando di Callimaco, l'arconte polemarco caduto a Maratona nel 490 a. C., Pausania lo dice eletto, Erodoto, invece, designato dal sorteggio. L'arcontato sopravvisse anche dopo l'occupazione romana, ma la carica dovette avere carattere solo onorario. Alcune iscrizioni a noi pervenute riportano nomi di arconti risalenti agli anni 250, 260, 266 d. C.

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