armèno

Lessico

agg. e sm.

1) Agg., dell'Armenia o degli Armeni: chiesa armena; rito armeno; tappeti armeni.

2) Sm., abitante, nativo dell'Armenia; la lingua degli Armeni.

Linguistica

L'armeno è una lingua indeuropea parlata, nel periodo antico, nelle regioni montuose fra la Mesopotamia e i laghi Sevan, di Van, Urmia (o di Rezāiyeh) a S del Caucaso. I più antichi testi sono dell'inizio del sec. V d. C. (ma i manoscritti che li tramandano sono tutti posteriori al sec. IX) e sono costituiti dalla traduzione della Bibbia e da altre opere di carattere religioso e storico. Appunto per poter tradurre la Bibbia, pare che, secondo una tradizione, fu il sacerdote Mesrob o Maštoc a inventare l'alfabeto armeno di 36 lettere, ancor oggi in uso, traendo elementi dagli alfabeti greco e pahlavico (mediopersiano). L'armeno classico (o grabar, lingua scritta) presenta notevoli arcaismi e nello stesso tempo cospicue innovazioni: le vocali e i dittonghi delle sillabe finali e di quelle precedenti la penultima sillaba hanno subito sensibili indebolimenti o sincopi totali per effetto di un forte accento espiratorio, le consonanti indeuropee hanno subito un'alterazione del modo di articolazione che richiama la rotazione consonantica delle lingue germaniche. Il lessico, nella sua complessa stratificazione, documenta le varie fasi degli influssi esercitati sull'armeno dalle vicine lingue caucasiche, dall'iranico, dal siriaco, dal greco, quindi dall'arabo, dal turco e infine dal russo. Nella fase moderna (ašxarhabar, lingua volgare o profana) l'armeno si presenta diviso in un grande numero di varietà dialettali che si possono raccogliere in un gruppo orientale, parlato dalle popolazioni armene degli ex territori sovietici, e in uno occidentale, o armeno della Turchia e della maggior parte delle colonie armene sparse nel mondo. Uno dei centri più importanti per la diffusione della cultura armena si trova oggi in Italia, nell'isola di San Lazzaro a Venezia, sede della congregazione dei padri mechitaristi.