arto (sostantivo)

Indice

Lessico

sm. [sec. XVIII; dal latino artus-us].

1) Le appendici (chiridii) destinate alla locomozione, alla prensione, alle sensazioni tattili, ecc., nei Vertebrati terrestri (Tetrapodi). Organi analoghi sono le pinne pari (ittiopterigii) dei Pesci e le appendici articolate di alcuni Invertebrati (per esempio Artropodi).

2) In medicina, arto fantasma, disturbo psicosensoriale dei mutilati di un arto che consiste nella sensazione dolorosa dell'arto, precedentemente amputato.

Anatomia comparata

Gli arti dei Tetrapodi hanno forma, volume e struttura estremamente variabili in relazione all'adattamento a differenti funzioni (nuoto, volo, corsa, prensione, salto, ecc.). Nonostante siano organi che presentano la maggior quantità di differenze, la loro architettura scheletrica è riconducibile a uno schema unico in cui sono sempre distinguibili 3 segmenti principali: un segmento prossimale, lo stilopodio (braccia, coscia con omero-femore), uno intermedio, lo zeugopodio (avambraccio, gamba con due ossa: radio-ulna e tibia-fibula) e uno distale, l'autopodio (mano, piede). Nell'autopodio si possono distinguere tre regioni: il basipodio (capo-tarso), il metapodio (metacarpo, metacarso) e l'acropodio (falangi). Il numero delle ossa è pressoché costante (32-35). Negli arti atti alla corsa i raggi ossei tendono ad allungarsi e alleggerirsi e lo scheletro del basipodio si semplifica riducendosi il numero delle ossa per fusione o per involuzione (per esempio Equidi, arto posteriore dei trampolieri). Negli arti trasformati in organi di scavo (per esempio talpa), stilopodio e zeugopodio sono accorciati e le ossa del basipodio irrobustite, a volte aumentate di numero per meglio conferire alla parte terminale dell'arto una forma a paletta. Nell'adattamento al salto si allungano stilopodio e zeugopodio e aumenta la base di appoggio cui partecipano ossa basipodiali opportunamente modificate per allungare il braccio di leva (per esempio rana, canguro). Nell'arto adattato al volo sono molto lunghi i segmenti prossimale e intermedio e lunghissime le ossa delle dita che sorreggono la membrana alare (per esempio Chirotteri, Uccelli). Negli arti adattati al nuoto stilopodio e zeugopodio sono estremamente accorciati e aumenta il numero delle falangi formate da molti pezzi articolati (per esempio Rettili acquatici, Cetacei, Pinnipedi). Gli arti atti alla prensione sono caratterizzati dalla opponibilità del pollice o alluce e dalla possibilità di movimenti di pronazione e supinazione della mano (per esempio molti Primati). § Nell'uomo, gli arti sono quattro (due superiori o toracici e due inferiori o addominali) nei quali si distinguono tre successivi segmenti, articolati tra loro: prossimale (braccio e coscia), medio (avambraccio e gamba), distale (mano e piede). L'arto superiore (la cui impalcatura scheletrica è formata da omero, radio, ulna, ossa carpali e falangi) è innervato dai nervi radiale, ulnare e mediano e riceve sangue dall'arteria succlavia; l'arto inferiore (costituito da femore, tibia, fibula, ossa metatarsali e falangi) è innervato dai nervi sciatico, tibiale e peroneo e vascolarizzato dall'arteria iliaca interna. § In antropologia le proporzioni relative (espresse da opportuni indici) tra gli arti inferiori e quelli superiori e tra segmenti prossimali e distali di uno stesso arto forniscono informazioni molto importanti sulla popolazione e sull'adattamento all'ambiente. L'indice intermebrale (rapporto fra la lunghezza dell'arto superiore e quella dell'arto inferiore), si aggira intorno a 80, valore che diminuisce con l'aumentare della statura. Durante l'accrescimento l'indice diminuisce. Un altro indice molto importante è quello cosiddetto di grande apertura, dato dal rapporto dato fra la distanza misurata fra le punte delle dita medie delle mani a braccia divaricate e la statura: è molto basso nei Mongoloidi, molto alto nei Negroidi, intermedio negli Europoidi. Il rapporto fra la lunghezza dell'avambraccio e quella del braccio è detto indice brachiale: è alto nei Negroidi, più basso negli Europoidi, un po' meno negli Amerindi e nei Mongoloidi. Il rapporto tra la lunghezza della gamba e quella della coscia è definito indice crurale: è alto nei Melanodermi, basso nei Leucodermi, intermedio negli Xantodermi.

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