Lessico

sm. [da asceta]. Il complesso delle pratiche ascetiche codificate e teorizzate nell'ambito di una religione superiore, in vista di una salvezza mistica a mezzo della liberazione della persona dai legami della vita mondana.

Religione: generalità

La tesi fondamentale di ogni ascetismo è che la vita normale impedisce la salvezza, sia che per salvezza s'intenda la liberazione dal ciclo delle esistenze come nelle religioni e filosofie indiane, sia che s'intenda una salvezza escatologica oltremondana. Da un altro punto di vista, l'ascetismo acquista meriti o poteri: in una parola fa santi. Forme di vita ascetica, fuori del cristianesimo, sono, per esempio, il monachesimo tibetano e lo yoga.

Religione: cristianesimo

Nel cristianesimo l'ascetismo ha sempre avuto sin dalle origini largo spazio e si esprime nell'esercizio costante per reprimere la tendenza al male della natura umana e portarla a un progressivo perfezionamento spirituale. Esso si fonda sull'adesione a Cristo, perché nella sua diuturna lotta al male e nello sforzo per l'acquisto delle virtù il cristiano ha bisogno dell'aiuto continuo della grazia, anche se rimane sempre come protagonista la sua volontà umana. Cristo invita il cristiano all'ascetismo indicandolo come la “via stretta” e San Paolo chiarisce ulteriormente il concetto parlando di lotta continua tra la “carne di peccato” e lo spirito, in cui il cristiano perseverante si riveste “dell'uomo nuovo modellato da Cristo”. Nei primi secoli del cristianesimo l'ascetismo è soprattutto preparazione al martirio e amore per la verginità. I cristiani d'oriente accentuavano anche la necessità di raggiungere uno stato di apàtheia, di assoluta indifferenza alle passioni. Tra il sec. III e il IV l'ideale dell'ascetismo si diffonde e viene vissuto dai Padri del deserto e dai primi monaci. E per secoli è il monachesimo la principale espressione della vita ascetica. Nel Medioevo l'ascetismo acquista caratteri nuovi: la contemplazione e partecipazione alle sofferenze del Redentore, l'ideale della povertà (negli ordini mendicanti), l'“imitazione di Cristo”. In età moderna sorgono poi varie congregazioni sia maschili sia femminili, che uniscono la vita ascetica a varie forme di apostolato. § Parallelo all'ascetismo è il costituirsi della teologia ascetica. Gli inizi sono rintracciabili già in epoca patristica, anche se non è ancora del tutto distinta dalla teologia morale e dalla teologia mistica. Si sviluppa e viene sempre più chiaramente definita con la scolastica (Ugo di San Vittore, San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino). In tempi più recenti vanno ricordati Sant'Ignazio, San Francesco di Sales, Sant'Alfonso de' Liguori. Nella prassi la teologia ascetica si divide in tre parti, corrispondenti alle tre “vie” o stadi della vita ascetica: la via purgativa (repressione del peccato), la via illuminativa (esercizio delle virtù), la via unitiva (contemplazione della Divinità).

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