aspirazióne (linguistica)

soffio espiratorio con cui vengono pronunciati certi fonemi, che nella scrittura viene reso generalmente con il segno h. Il latino appare piuttosto refrattario all'aspirazione , come si può rilevare dal fatto che fin verso la fine del sec. II a. C. riproduce senza aspirazione le consonanti aspirate greche. Solo a partire dal sec. I a. C. troviamo anche in latino delle consonanti aspirate in corrispondenza dell'analogo suono del greco (philosophía dal greco philosophía). Questa nuova pronuncia, considerata particolarmente distinta e raffinata, fu anzi esagerata nel senso che non si limitò alle parole di origine greca, ma fu anche estesa a vocaboli indigeni come pulcher, sepulchrum. Di questa moda linguistica è un documento interessante l'epigramma 84 di Catullo. Ma, nonostante questa tendenza, il latino ha conservato ancora le originarie forme non aspirate in parole come purpura dal greco porphýra, calx dal greco chálix, coclea dal greco cochliás. In italiano si può dire non esista aspirazione : le grafie ch e gh (chiedo, ghianda) non indicano nessuna aspirazione ma sono digrammi che segnano le velari davanti a e, i; in ho, hai, ha, hanno, h è un semplice segno grafico che non comporta alcuna aspirazione (e infatti consente l'apostrofo: l'ho fatto) ma permette di distinguere nella scrittura le forme verbali di “avere” da o, ai, a, anno. L'aspirazione toscana della velare sorda intervocalica (la hasa per “la casa”, poho per “poco”), e in minor misura della dentale e della labiale sorda, sembra dovuta al sostrato etrusco. Anche in francese l'h è solo un segno grafico: h muta non ha alcuna conseguenza, h aspirata ha la sola conseguenza d'impedire l'elisione dell'articolo e il fenomeno della liaison (le héros, les héros). Sensibilmente aspirata è invece h in inglese e in tedesco.

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