ateroscleròsi

(anche aterosclèrosi), sf. [da atero(ma)+sclerosi]. Principale manifestazione patologica a carattere degenerativo della malattia arteriosclerotica, in particolare dei grandi vasi arteriosi (aorta, coronarie, femorali, arterie cerebrali ecc.). Compare nell'età presenile e senile e predilige il sesso maschile; nelle donne compare di solito in età più avanzata; in ambedue i sessi, non mancano tuttavia osservazioni di aterosclerosi precoce. L'aterosclerosi non prevede una causa unica, ma piuttosto una serie di fattori concorrenti (età, dieta ricca di grassi, sedentarietà, abitudine al fumo, patologie quali dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete ecc.). Inizialmente l'aterosclerosi si manifesta a carico della tunica intima delle arterie con chiazze giallastre (ateromi), che tendono a diventare rilevate, di grandezza variabile, spesso confluenti e, in un secondo tempo, a ulcerarsi e a calcificarsi, con formazione di fatti trombotici più o meno stenosanti il lume vasale. Si ha, inoltre, una proliferazione del tessuto fibroelastico dell'intima dell'arteria, con presenza di sostanze lipidiche (colesterolo e suoi esteri, trigliceridi, fosfolipidi) e macrofagi sulla superficie delle formazioni ateromasiche; tali sostanze, in un secondo tempo, tendono a penetrare in profondità, accumulandosi a livello della membrana elastica interna. I sali di calcio sono in genere presenti sui focolai di vecchia data, con pigmenti ematici, e la loro presenza si accompagna a lesioni e successive formazioni fibrotiche cicatriziali, a carico della tunica vasale media.

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