auròra

sf. [sec. XIII; dal latino aurōra]. Chiarore diffuso, man mano più intenso, dal giallo al purpureo, che illumina il cielo a oriente prima del sorger del Sole; il fenomeno è prodotto dalla rifrazione e dalla diffusione dei raggi solari negli strati alti dell'atmosfera, per cui quando il Sole è ancora sotto l'orizzonte il cielo comincia a rischiararsi. Anche l'intervallo di tempo tra l'alba e il sorger del Sole: partiremo all'aurora. Fig., prima manifestazione, principio: l'aurora del pensiero scientifico; l'aurora degli anni, la giovinezza. § Aurora polare (australe e boreale), fenomeno luminoso che si verifica nell'alta atmosfera tra i 100 e i 1000 km di quota. Appare con maggior frequenza sulle regioni circumpolari, a latitudini superiori a quella dei circoli polari, ma è anche osservabile con caratteri meno vistosi nelle zone temperate. La frequenza effettiva del fenomeno è difficilmente calcolabile, dato che è spesso mascherato dalla luce del giorno o dalle nubi. L'aurora polare consiste in macchie di luce, fisse o mobili, che possono assumere varie forme come archi, raggi luminosi, fasce, fiocchi e drappeggi fluttuanti di colore giallo, purpureo, verde. La forma più stabile è un arco colorato che si sviluppa in direzione E-W normalmente alle linee di forza del campo magnetico terrestre. La durata del fenomeno varia da pochi minuti a ca. mezz'ora, a volte però persiste per qualche ora. Nello spettro delle aurore polari compaiono righe di emissione dei vari elementi presenti nell'atmosfera: i colori sono generati dalle frequenze elettromagnetiche emesse dagli atomi ionizzati al momento della loro ricombinazione. L'ossigeno molecolare emette radiazione rossa a 6300 e a 6364 Å, oppure gialla, a seconda dello stato di ionizzazione di partenza; l'ossi-atomico emette nel verde la caratteristica riga a 5577 Å detta, per l'appunto, “riga aurorale”. L'idrogeno ionizzato irradia luce rossa a 6563 Å, mentre l'azoto atomico diffonde luce violetta e quello molecolare radiazione rosacea. La ripartizione delle tonalità cromatiche con la quota appare quindi conseguente ai livelli elettronici che vengono coinvolti in processi dissociativi governati dalla presenza di un intenso campo elettrico locale. L'analisi dell'elettrodinamica delle aurore polari ha consentito di precisare come il flusso di cariche che suscitano nell'alta atmosfera le luminescenze aurorali debba considerarsi costituito da due correnti in movimento laminare contrapposto (elettroni in un senso, ioni positivi nell'altro) scorrenti pressoché a contatto reciproco, alla velocità media di 700 km/s. Le direzioni di flusso risultano rispettivamente opposte nei due emisferi; esse individuano le cavità polari della magnetosfera terrestre, ovvero la regione imbutiforme ove lo strato di discontinuità geomagnetica (magnetopausa) si rende evanescente, consentendo la connessione reciproca fra le linee del campo interplanetario e del campo terrestre e, con ciò, il libero ingresso dei flussi di particelle esterne. Le potenze elettriche dissipate nel corso di un fenomeno aurorale tipico sono dell'ordine di qualche milione di megawatt: in esse vengono generate correnti di decine di milioni di ampère, attivate da differenze di potenziale elettrico stimabili a centinaia di migliaia di volt. La visualizzazione della sezione imbutiforme nella quale tali correnti laminari si generano dà origine – in corrispondenza delle due opposte calotte polari – a due circuiti luminosi di forma ovale che racchiudono in posizione asimmetrica i rispettivi poli geomagnetici. La falda dell'“ovale aurorale” rivolta al Sole dista infatti tipicamente 10º-12º dal polo corrispondente, mentre tale distanza si raddoppia per la falda esposta all'emisfero notturno. Le aurore polari sono strettamente legate ai fenomeni solari (attività, ciclo undecennale, perturbazioni magnetiche) e sono provocate dalla radiazione corpuscolare emessa dai brillamenti solari che, incanalata dal campo magnetico terrestre verso le zone polari "Il disegno schematico dell’aurora polare è a pag. 142 del 3° volume." , ne ionizza gli strati atmosferici superiori "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 p 25; vol. 5 pp 41-45" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 p 25; vol. 5 pp 41-45" .

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