autoconiugato

agg. [da auto-+coniugare]. In matematica, nella polarità fra piani e spazi sovrapposti, riferito a punto, retta o piano coniugato a se stesso. Tale terminologia, che è stata introdotta storicamente negli studi di geometria algebrica facente capo soprattutto alla scuola italiana (C. Segre, G. Castelnuovo, F. Severi e altri) giustifica anche il termine riferito a una forma bilineare simmetrica, con la quale in geometria si rappresenta l'equazione della conica o della quadrica che determina la polarità. In generale, in uno spazio vettoriale V, al quale sia stata assegnata una forma bilineare simmetrica g, un vettore u si dice autoconiugato se e solo se g (u, u)=0. Se g è una metrica un vettore autoconiugato si dice anche isotropo, ed è un vettore cosiddetto “ortogonale a se stesso”. In fisica nucleare, particella autoconiugata, particella (per esempio, il mesone) identica alla propria antiparticella.

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