autotomìa

sf. [sec. XIX; auto-+-tomia]. Capacità di alcuni animali di abbandonare volontariamente un'appendice o una parte di essa se vengono trattenuti per mezzo di quella. È ben nota la capacità delle lucertole di perdere la coda, ma anche alcune salamandre possono perderla e alcuni Crostacei Decapodi possono abbandonare gran parte di una zampa. Alcune stelle di mare e ofiure abbandonano parti di una o più braccia in situazioni di stress e alcune oloturie possono espellere l'intero intestino. In genere le appendici capaci di autotomia possiedono particolari piani di frattura (attraverso il corpo vertebrale nelle lucertole, fra due vertebre nelle salamandre, attraverso il femore nei Decapodi, ecc.) ai lati dei quali i tessuti sono arrangiati in modo da reagire prontamente al trauma, limitando in un primo tempo la perdita di liquidi interni e riorganizzandosi successivamente per ricostruire la parte perduta (vedi rigenerazione). La capacità di autotomia è talvolta associata ad altri fattori che aumentano le possibilità di sopravvivenza per la preda: per esempio, la coda di una lucertola, rimasta nelle fauci di un serpente, continua ad agitarsi per qualche minuto, mantenendo impegnato il predatore e permettendo alla lucertola di fuggire.

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