Lessico

Sf. [sec. XV; voce onomat.].

1) Ordigno ad azione esplosiva, costituito da un involucro metallico contenente la carica e da un dispositivo di accensione o innesco, destinato a essere lanciato con mezzi meccanici, a mano, o da armi a canna liscia. A seconda del sistema di lancio, le bombe possono essere munite di un impennaggio di coda (aletta) per stabilizzarne convenientemente la traiettoria o di una presa per agevolare il lancio manuale o meccanico.

2) In pirotecnica, fuoco aereo detto anche granata che, scoppiando in aria a una certa altezza (bomba semplice), lancia diversi artifizi (a stella, a pioggia, a sfera, a serpentelli, ecc.); esistono anche bombe composite che lanciano, per scoppi successivi, fino a dieci gruppi di artifici diversi. Vengono proiettate con apposito mortaio.

3) Bomba vulcanica, brandello o blocco di lava espulso durante un'eruzione vulcanica, di volume fino a qualche metro cubo e di forma variabile, dipendente dalla viscosità della lava e dall'effetto della rapida rotazione cui è sottoposto durante il lancio: si hanno infatti forme globulari, sferoidali, ellissoidali, amigdaloidi, ecc., da cui derivano termini come bomba a pera, caudata, unipolare, bipolare, ecc. La massa incandescente di lava espulsa violentemente dal cratere si raffredda e si solidifica più o meno rapidamente in aria: se alla caduta assume forma schiacciata si dice bomba a focaccia, mentre, se il raffreddamento è stato irregolare e ha causato contrazioni tali da provocare una fratturazione poligonale caratteristica dello strato superficiale la bomba è detta a crosta di pane. In taluni casi l'elevata tensione interna provoca il distacco violento di frammenti dell'involucro già solidificatosi (bomba esplosiva).

4) Bomba calorimetrica, apparecchio per determinare il calore di combustione o potere calorifico di una sostanza. La bomba calorimetrica è costituita da un recipiente cilindrico della capacità di ca. 300 cm3 (per microanalisi si usano bombe di pochi cm3) a pareti robuste, chiuso da un coperchio a tenuta stagna. Al coperchio è fissata un'asticella di platino che sostiene una capsula di materiale refrattario nella quale si pone una quantità nota della sostanza da bruciare, generalmente compressa in pastiglia. Attraverso il coperchio passa un'altra asticella di platino la cui estremità inferiore è collegata alla prima asticella mediante una spiralina di ferro che tocca la sostanza. Si comprime nella bomba ossigeno a 25 atm e la si introduce in un calorimetro ad acqua, quindi si fa passare corrente elettrica nella spiralina: questa, arroventandosi, provoca la combustione della sostanza e contemporaneamente, bruciando, interrompe il circuito elettrico. Dall'innalzamento di temperatura del bagno calorimetrico, noto l'equivalente in acqua della bomba e del calorimetro e sottratto il calore svolto dalla spiralina, si può determinare il calore di combustione della sostanza.

5) Bomba al cobalto, apparecchio usato per il trattamento dei tumori. È costituita da cobalto 60, chiuso in una capsula di piombo e acciaio con un'apertura per l'uscita di un pennello di raggi che irradia il solo tumore (radioterapia).

6) Bomba d'acqua, la massa d'acqua proiettata di colpo, da apposito aereo-cisterna, su un focolaio d'incendio.

7) In varie loc. fig.: a prova di bomba, robustissimo; che resiste a tutte le prove: fedeltà a prova di bomba; come una bomba, all'improvviso, con chiasso e scompiglio; corpo di mille bombe!, escl. di stupore e sdegno scherzoso.

8) Fig., notizia sensazionale, inattesa o esagerata; scandalo: quest'articolo sarà una bomba.

9) Tipo di cappello duro di forma semisferica, più comunemente detto bombétta.

10) Bevanda di colore biancastro e di gusto nettamente dolce, a base di mandorle.

11) Grossa frittella di forma pressoché sferica, in genere farcita con crema o marmellata analogamente al krapfen austro-germanico.

12) Acrobazia aerea complessa eseguita da quattro o più velivoli che assumono contemporaneamente rotte divergenti descrivendo un semicerchio sul piano verticale per poi incrociarsi a volo radente.

13) Nel gergo sportivo, le sostanze eccitanti ingerite dagli atleti per aumentare il proprio rendimento in gara.

Cenni storici

L'invenzione delle bombe risale al 1376 ed è dovuta ai Veneziani e agli Olandesi, che le usarono prevalentemente come mine e ordigni a mano. Il primo importante impiego tattico si ebbe nel 1521 all'assedio di Mézières, dove vennero lanciate da mortai a forte elevazione. Queste bombe, costituite di una sfera cava di ferro, divisa a metà da una filettatura e riempita di polvere nera, erano spolettate con una miccia a lenta combustione che veniva accesa dall'esplosione della carica di lancio e faceva deflagrare la bomba pochi secondi dopo la caduta. L'uso di queste bombe fu in seguito esteso anche alla fanteria, come bombe o granate a mano; a questo scopo venivano imbracate in una rete di corda per facilitarne il lancio (1628) e talvolta munite di aguzze punte di ferro per far sì che venissero trattenute dalle porte e altre strutture in legno contro le quali venivano lanciate (1630). L'impiego delle bombe come proiettili per l'artiglieria di bordo in marina fu caldamente ma inutilmente auspicato dal francese Deschièns nel 1690. Infatti, l'incostante velocità di combustione della miccia costituiva un grave inconveniente e rendeva molto pericoloso l'uso delle bombe, specialmente a bordo di navi di legno. I frequenti incidenti causati dalla prematura esplosione della bombe, ancora all'interno della canna, ne impedirono la diffusione fino agli inizi del sec. XIX, quando il progresso tecnologico consentì la realizzazione di micce a tempo regolari e costanti (micce a fusello). L'importanza determinante dell'uso delle bombe in marina fu dimostrata nel 1788 dall'inglese sir Samuel Bentham il quale, al servizio dello zar, affondò la flotta turca di linea con poche barche munite di cannoni a tiro teso caricati con bombe. Proiettili esplosivi per l'artiglieria furono largamente usati durante l'assedio di Gibilterra (1799) e generalmente adottati nel 1822 per merito del generale francese Henry Paixhans, che vi apportò importanti perfezionamenti. Il primo esteso e risolutivo impiego tattico e strategico delle bombe si ebbe infine nella guerra russo-giapponese, nella quale furono usate anche le prime moderne bombe a mano.

Classificazione: tipi di bombe

A) Bomba da aereo, sono costituite da un involucro d'acciaio affusolato contenente la carica esplosiva e munito di impennaggio di coda e spoletta, in genere a urto. A seconda degli impieghi e degli aerei destinati a lanciarle, le bombe hanno un peso variabile da pochi kg fino a qualche t. Le bombe più pesanti sono state usate dagli Inglesi nella seconda guerra mondiale. Un nuovo tipo di bombe d'aereo venne impiegato dall'aviazione statunitense per i lanci sul Vietnam del Nord a partire dal maggio 1972. Si tratta di bombe teleguidate che possono essere sganciate da un'altezza di ca. 10.000 m e dirette sul bersaglio con una precisione intorno ai 2 m. Il sistema di guida è costituito da una telecamera collocata nell'ogiva della bomba, che trasmette sul monitor dell'aereo; la bomba viene così guidata visivamente sul bersaglio mediante il telecomando delle alette dell'impennaggio di coda (bomba Wall-eye) o di piccoli razzi direzionali (bomba Maverick). Un altro sistema di guida è costituito dal laser: un aereo dirige un raggio laser sul bersaglio mentre un altro aereo sgancia la bomba che, munita di una testa sensibile ai raggi infrarossi, raggiunge il raggio e lo segue fino al bersaglio. Dopo l'affermazione delle bombe a guida laser, gli Stati Uniti hanno sviluppato un particolare tipo di ordigno del quale è stato fatto largo uso durante la guerra del Golfo del 1991. Si tratta di un contenitore di liquido altamente infiammabile che, lanciato da un aereo, nebulizza istantaneamente il contenuto a pochi metri da terra infiammandolo quindi con più carichette che esplodono allo stesso istante. La nuvola di aerosol detona causando un'enorme coda di pressione alla quale fa immediatamente seguito un'area di elevatissima temperatura che brucia all'istante tutto l'ossigeno rendendo così impossibile la sopravvivenza e fondendo il suo effetto con l'onda d'urto e il calore. Queste bombe sono denominate BLU 73B (contenitore che dissemina 3 ordigni BLU 73) e BLU 82B (ordigno più potente del peso di 7,5 t capace di bonificare da solo un'area grande come un campo di calcio). Nell'ultimo decennio del Novecento, in occasione del conflitto in Iugoslavia, gli Stati Uniti hanno fatto largo impiego di un particolare ordigno, la bomba al carbonio, le cui origini sembrano risalire al fallito tentativo di liberare gli Americani tenuti in ostaggio a Teheran nel 1980 e il suo primo lancio sarebbe stato effettuato sull'Iraq, durante la guerra del Golfo. L'ordigno, denominato BLU-114/B, appartiene alla classe delle cosiddette Non Letal Weapons (armi non letali) ed è impiegato per causare estesi black-out, quindi per un uso dimostrativo, a elevato valore psicologico, piuttosto che distruttivo. La bomba consta di un cilindro alto poco più di 30 cm, riempito di rocchetti di sottilissimo filo di carbonio o di fibre di carbonio e grafite. Questa viene lanciata da un contenitore a grappolo (cluster) tipo CBU 94, che ne contiene più di una. Fatta esplodere a una certa altezza da alcune carichette detonanti, dissemina su una vasta area fili di carbonio sbobinati che calano lentamente al suolo, coprendo e avvolgendo cavi elettrici, conduttori, isolatori, disabilitando, sino alla loro rimozione, qualsiasi oggetto che abbia una connessione elettrica o elettronica. B) Bombe incendiarie, contengono, oltre all'esplosivo, una miscela di sostanze incendiarie che ne esaltano l'azione distruttiva. Le più usate sono le bombe al napalm, le bombe al fosforo e le bombe a termite. C) Bomba di profondità, destinate alla lotta contro i sommergibili, sono semplici recipienti cilindrici riempiti di esplosivo ad alto potenziale e muniti di una spoletta di profondità. Vengono fatte scivolare direttamente in mare o lanciate a distanza con lanciabombe. Si distinguono ordigni di vario tipo, dal razzo da 15 kg d'esplosivo alla bomba da 180 kg con spolette normali o a influenza, capaci di colpire il sommergibile da diverse centinaia a 1500-1800 m e più a proravia della nave. D) Bomba da fucile, sono piccole granate atte a essere lanciate a distanza limitata (100-250 m) per mezzo di un fucile. A questo scopo il fucile, caricato con una carica di lancio al posto della normale cartuccia, viene investito in volata con un manicotto detto tromboncino, nel quale si inserisce la bomba, in genere a carica cava o incendiaria o nebbiogena. Bombe di questo tipo, caricate con sostanze lacrimogene vengono impiegate anche dalla polizia. E) Bomba da mortaio, sono proiettili ad azione prevalentemente esplosiva, costituiti da un corpo di bombe ogivale o cilindro-ogivale, tappo di ogiva, spoletta e codolo con alette. Al centro del codolo si trova la carica fondamentale di lancio, munita di innesco a percussione; una o più cariche aggiuntive possono essere collocate tra le alette. La velocità iniziale di queste bombe è piuttosto bassa; per il mortaio da 60 mm, per esempio, varia da 60 a 160 m/s, a seconda del numero delle cariche aggiuntive. F) Bomba a mano, sono costituite da un involucro metallico contenente un esplosivo e un congegno di attivazione. A seconda dell'impiego si distinguono in offensive e difensive. Le prime, di potenza limitata, vengono usate durante l'assalto; funzionano a percussione e sono dotate di una sicurezza di trasporto consistente in una lastrina metallica che immobilizza la sicurezza di maneggio, costituita da un traversino interposto tra spillo percussore e capsula che si sfila durante la traiettoria. Le bombe difensive, di maggiore potenza, hanno un involucro pesante a frattura prestabilita e sono idonee all'impiego da parte di chi si difende e sia in condizione di poterle lanciare da posizione riparata; lo scoppio è ritardato di alcuni secondi (4 o 5) rispetto al momento dell'attivazione (che può avvenire per sfregamento o percussione) mediante l'inserimento nella catena detonante di un breve tratto di miccia a lenta combustione. L'esercito italiano ha sostituito le bombe a mano SRCM (Società Romana Costruzioni Meccaniche), offensiva, e Mk 2A1, difensiva, (oramai desuete e impiegate a esaurimento) con la OD 82. Si tratta di un ordigno unificato offensivo-difensivo (da cui OD) del peso di 285 g. Particolari bombe, come la MU 50, del peso di soli 140 g, o la flash-bank a effetto accecante e stordente Type 21, sono impiegate da reparti speciali. G) Bombe volanti, nome dato durante la seconda guerra mondiale alle grandi bombe propulse a razzo e agli alimissili a pulsoreattore costruiti dai Tedeschi e designati rispettivamente con le sigle V1 (o FZ4 76) e V 2 (o A 4). H) Bomba carta, è costituita da un involucro esterno di materiale leggero (carta, cartone, alluminio sottile) contenente esplosivo di modesta potenza. Essa viene impiegata quasi esclusivamente a scopo dimostrativo ed è considerata tanto più efficace quanto più forte è lo scoppio. I) Bomba a combustibile. Ordigno aviolanciato a guida elettronica contenente idrocarburi che, al momento dello scoppio, crea una micidiale miscela gassosa che viene incendiata provocando una fortissima onda d'urto simile a quella di una piccola atomica. Per questa caratteristica, la bomba (insieme alle armi chimiche) viene definita anche come l'“atomica dei poveri”. Prototipi dell'ordigno furono impiegati segretamente dagli Stati Uniti in Vietnam per far saltare campi minati o per defoliare istantaneamente una zona boscosa. In questo caso, la miscela gassosa creata dallo scoppio della bomba veniva incendiata con un comando a distanza con effetti distruttivi superiori a quelli di un ordigno di ugual peso caricato con esplosivo convenzionale. Il modello definitivo (FAE, Fuel Air Explosive Bomb, bomba con esplosivo a base di idrocarburi e aria) è stato utilizzato nel 1991 dall'Aeronautica statunitense durante l'operazione Desert Storm contro l'esercito di Baghdad. L'analoga bomba dell'Aeronautica russa è chiamata in codice KAB 500. Ha un peso di 460 kg e una testata esplosiva di 280. Il suo obiettivo sono “bersagli vulnerabili di piccole dimensioni”. L'acquisizione del bersaglio viene effettuata con una telecamera mentre la bomba è ancora attaccata all'ala dell'aereo. Una volta individuato il bersaglio, la bomba viene sganciata e il sistema automatico di guida dirige l'ordigno nella traiettoria esatta. J) Per la bomba Molotov, vedi bottiglia Molotov.

Bomba atomica

Si intendono generalmente con questo termine le bombe basate sui processi della fissione e della fusione nucleari; le prime sono talvolta dette bombe A, le seconde bombe H, o bombe all'idrogeno, o bombe termonucleari. Entrambi i tipi di bombe sono in grado di sviluppare energie molto elevate mediante la trasformazione di quantità molto piccole di materia. Secondo la relazione di Einstein, E=mc², in cui m è la massa trasformata in energia e c la velocità della luce, la quantità di energia ottenibile dalla materia è immensa: esprimendo la massa in chilogrammi e la velocità della luce in metri/secondo, per ogni chilogrammo di materia integralmente trasformata si ottengono 9∤109 joule. La bomba atomica tipo è basata sulla fissione dell'isotopo 235 dell'uranio mediante bombardamento con neutronin; questi danno luogo a una reazione a catena in cui il numero di quelli prodotti nelle singole reazioni, e che danno luogo ad altre reazioni, è in media 2,5 volte quello dei neutroni che hanno originato le reazioni stesse. La reazione che si sviluppa quando la massa dell'uranio raggiunge un valore ben determinato, detto massa critica, è del tipo seguente:

in cui X e Y sono i prodotti della fissione. Nell'esplosione di una bomba atomica di questo tipo l'energia che si libera dalla fissione completa di un chilogrammo di uranio è uguale a quella prodotta dalla combustione di 2450 tonnellate di carbone. Per l'innesco della reazione a catena da parte di neutroni è necessario che la massa che subisce la fissione sia resa critica solo all'istante dell'esplosione. Quest'ultima condizione si può realizzare dividendo la massa critica in due o più parti non critiche che vengono riavvicinate al momento voluto mediante una carica di esplosivo convenzionale all'interno dell'involucro della bomba atomica. L'esplosione di innesco deve essere tale da non rompere l'involucro esterno della bomba, poiché in tal caso il materiale fissile si disperderebbe prima di costituire una massa critica. La procedura può avere molte varianti come, per esempio, il costituire una massa critica già in partenza, ma aggiungendo assorbitori di neutroni che vengano espulsi dalla esplosione di innesco. Durante l'esplosione, solo una piccola parte della massa critica subisce la fissione; ciò nonostante l'energia liberata è enorme, se paragonata a quella degli esplosivi convenzionali come il trinitrotoluene (TNT) che costituisce il metro di paragone per le esplosioni nucleari (1 megaton = 1 milione di tonnellate di TNT). Con l'esplosione, i prodotti di fissione vengono espulsi violentemente, ma perdono presto la loro energia cinetica negli urti con l'atmosfera, trasformandola in energia termica con grande innalzamento di temperatura che va oltre 10 milioni di gradi. Il fenomeno avviene con l'emissione di luce accecante, visibile a centinaia di chilometri, e la propagazione di una violentissima onda d'urto nell'atmosfera. Nella bomba A, il carattere esplosivo della reazione è determinato dal tempo brevissimo in cui essa avviene, dell'ordine del milionesimo di secondo. Anziché uranio 235 può essere impiegato anche il plutonio, elemento che si ottiene nelle pile atomiche bombardando con neutroni l'isotopo 238 dell'uranio. Per quanto riguarda la potenza dell'esplosione, il rendimento reale è sempre inferiore al teorico e dipende dalla concentrazione del materiale fissile della carica. Nelle bombe H l'energia è prodotta dalla formazione, anziché dalla scissione, di un nucleo atomico. Il principio fisico consiste nella sintesi di un atomo di elio mediante la fusione nucleare di due isotopi dell'idrogeno, il deuterio o il trizio. Utilizzando il primo si ha la reazione D+D —→ He+energia; come alternativa si può impiegare anche un isotopo del litio: Li+H —→ 2He+energia. L'energia che viene liberata è, a parità di massa, sette volte superiore a quella sviluppata da una bomba a fissione; dato, poi, che per la fusione termonucleare non esiste alcun problema di massa critica, non esiste limite alla quantità di sostanze reagenti e quindi la potenza ottenibile è pressoché illimitata. Per realizzare una reazione di fusione è necessario raggiungere una temperatura di ca. 200 milioni di gradi, cosa che si ottiene facendo esplodere al centro della massa una bomba del tipo a fissione. Una bomba H di tipo particolare, e particolarmente micidiale, è la cosiddetta bomba al cobalto (da non confondersi con l'apparecchio dello stesso nome usato in medicina), costituita appunto da una bomba H rivestita di un involucro di cobalto 59 non radioattivo. Al momento dell'esplosione, i neutroni rapidi prodotti nella fusione termonucleare bombardano il cobalto e vengono catturati dando luogo a formazione di cobalto 60 radioattivo, emettitore di raggi gamma e avente un periodo di dimezzamento che è pari a cinque anni. Rispondente a una logica militare diversa è la cosiddetta bomba a neutroni o bomba N. Le bombe termonucleari quando sono di modesta potenza concentrano l'energia sviluppata nella reazione nucleare principalmente nell'emissione di neutroni veloci e meno negli effetti di scoppio e di calore, come succede nelle bombe A a fissione anche di piccole potenze. La bomba N sfrutta questo aspetto: essa è praticamente una bomba a fusione di piccole dimensioni e di limitata potenza, probabilmente inferiore a un kiloton, ma dotata di opportuni accorgimenti tecnici che consentono una notevole diffusione di neutroni entro un raggio molto superiore a quello distruttivo dell'ordigno che dovrebbe essere di 200-300 m. I neutroni possono penetrare attraverso notevoli spessori di materia e quindi per un grande raggio di azione essi possono uccidere tutti gli esseri viventi senza distruggere costruzioni e materiali. Tale bomba può essere utilizzata, pertanto, come arma tattica, allo scopo di fornire a chi l'usa il vantaggio di eliminare l'avversario con solo limitate devastazioni del territorio, ridotto inquinamento radioattivo e recupero dei mezzi bellici e industriali del nemico. § La realizzazione delle bombe nucleari è dovuta a numerosi scienziati e a una catena di successive scoperte, iniziate da E. Fermi nel 1934. Fra gli studiosi che contribuirono alle premesse teoriche, oltre a Fermi ed Einstein, citiamo I. Curie, P. Savitch, O. Hahn, F. Strassmann, L. Meitner; tra gli scienziati che contribuirono alla realizzazione pratica, J. R. Oppenheimer, L. Szilard, K. Compton, H. C. Urey e G. H. Briggs. Il primo prototipo fu fatto esplodere ad Alamogordo, in cima a un traliccio di acciaio di 30 m, il 16 luglio 1945; seguirono i lanci su Hiroshima (6 agosto 1945), su Nagasaki (9 agosto 1945) e gli esperimenti di Bikini del 1º luglio 1946 e del 25 luglio 1946, quest'ultima esplosione a 10 m sotto il livello del mare. La bomba di Hiroshima aveva una potenza di 20 kiloton, equivalente a 20.000 tonnellate di tritolo, una carica di 62 kg di uranio 235 divisa in due emisferi collocati alle estremità di un cilindro d'acciaio di 80 centimetri di diametro e tre metri di lunghezza, pieno di gas atto ad assorbire e rallentare i neutroni. L'esplosione era determinata da una carica di tritolo che, comandata da una spoletta a tempo, lanciava un emisfero contro l'altro, portando così alla massa critica. Le bombe di Alamogordo e di Hiroshima avevano una carica di uranio, le successive di plutonio. Il lancio su Hiroshima distrusse circa il 70% della città e causò circa 100.000 morti, quello su Nagasaki, grazie alla conformazione collinare della zona, fece danni inferiori: 40% di distruzione, 40.000 morti. La prima bomba termonucleare fu sperimentata dagli Stati Uniti d'America nel 1950; nel 1952 veniva raggiunta la potenza di 7 megaton; nel 1953 l'Unione Sovietica fece esplodere la sua prima bomba H da 10 megaton. Nel 1957 furono realizzate le prime bombe nucleari della Gran Bretagna; a queste seguirono quelle della Francia e, più tardi, della Repubblica Popolare Cinese e dell'India. Successivamente la potenza di tali ordigni è andata aumentando mentre la diffusione dei reattori nucleari ha messo molte nazioni in grado di produrre proprie bombe nucleari. § L'esplosione di una bomba nucleare avviene con formazione di una sfera luminosa e caldissima di gas compressi, cui fa seguito una nube a forma di fungo. Le esplosioni sottomarine generano, invece, una sfera di acqua e vapore sormontata da un anello fortemente radioattivo. Al momento dell'esplosione si producono un'onda di pressione (onda d'urto), un'onda di calore e un'onda radioattiva. Con una bomba simile a quella di Hiroshima, dall'epicentro dell'esplosione si ha: distruzione completa di una zona di 1000 m di diametro, distruzioni gravi per 1400 m e leggere fino a 2800 m. Gli effetti delle bombe più potenti si possono calcolare moltiplicando i diametri di tali zone per la radice cubica del rapporto delle potenze. Per esempio, per una bomba H 50 volte più potente di quella A la zona di distruzione completa avrà un diametro di 37 km; ancora maggiore sarà quello di una bomba da 50 megaton. L'onda radioattiva è costituita prevalentemente da raggi gamma e si esaurisce in ca. 90 secondi, ma il suo effetto è terrificante per ogni essere vivente. Oltre a questo effetto immediato si genera una radioattività residua dovuta alla formazione di isotopi radioattivi più o meno stabili. Questa provoca immensi danni alla popolazione (cancro, leucemia, mutazioni genetiche, ecc.) e costituisce un ostacolo all'occupazione militare delle zone colpite. Per ridurre la radioattività residua occorre anzitutto evitare le esplosioni sottomarine e quelle a bassa altezza; inoltre si pensa di “schermare” la bomba con sostanze tali da ridurre al minimo la formazione di radioisotopi a lunga vita (bombe cosiddette pulite) che rendono inabitabile la zona colpita anche a distanza di decenni (come è avvenuto per il poligono atomico di Bikini). Anche nelle esplosioni in quota si ha la formazione di una certa quantità di isotopi radioattivi, derivanti dai materiali costituenti la bomba e da reazioni nucleari secondarie. I più comuni sono il cesio 137 e lo stronzio-90, che hanno periodi di dimezzamento di 29,4 e 28,5 anni. Questi isotopi, inoltre, si ritrovano nel pulviscolo radioattivo (fallout) stratosferico che, dopo un certo tempo, può giungere a contaminare vaste zone o addirittura l'intero pianeta. Gli inquinanti radioattivi, anche se sono presenti in percentuale trascurabile, hanno la caratteristica di accumularsi negli organismi viventi, azione questa che viene altresì facilitata dal ciclo biologico della catena alimentare. Particolarmente insidioso è lo stronzio 90, per la sua capacità di sostituire il calcio nelle strutture ossee degli animali e dell'uomo. Le esplosioni sotterranee, se effettuate a profondità sufficiente, sembra che non costituiscano un pericolo poiché non danno ricaduta radioattiva; tuttavia provocano microsismi i cui effetti sulla dinamica terrestre della zona sono sconosciuti. Per tutti questi motivi, le grandi potenze hanno firmato un accordo per la sospensione degli esperimenti nucleari nell'atmosfera.

Bibliografia (per la bomba atomica)

S. Glasstone, The Effects of Nuclear Weapons, Atomic Energy Commission, Washington, 1957; H. A. Kissinger, Nuclear Weapons, and Foreign Policy, New York, 1957; E. Teller, A. L. Latter, Notre avenir nucléaire, Parigi, 1959; R. L. Groves, Now It Can Be Told: the Story of the Manhattan Project, Londra-New York, 1961; Y. D. Hirschfelder, The Effects of Atomic Weapons, Washington, 1962; E. Teller, W. K. Talley, The Constructive Uses of Nuclear Explosives, New York, 1968; F. Di Pasquantonio, La bomba N. Conseguenze biologiche, politiche e militari, Milano, 1980.

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