bambocciante

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agg. e sm. [da bambocciata]. Specialmente al pl., gli artisti che si dedicarono a una particolare pittura di genere (le “bambocciate”), attivi a Roma dal 1630 ca. al 1660 ca. L'artista più importante del gruppo fu P. van Laer detto il Bamboccio (da cui il nome del tipo di opere e degli artisti). I bamboccianti, quasi tutti fiamminghi (J. Asselijn, Bloemen Pieter e Jan Frans, K. Dujardin), rimeditarono idee caravaggesche per dar luogo a una nuova esperienza realistica più modesta e quotidiana, i cui temi sono tutti tratti dalla vita della povera gente, ispirati a curiosità o piacevolezza di racconto . Non vi è traccia nei bamboccianti degli interessi visivi né dei procedimenti tecnici del barocco. Il loro isolamento va addebitato non a un difetto di cultura, ma all'ostilità dell'ambiente artistico dell'epoca. Tuttavia, se non godevano della considerazione della critica ufficiale, erano ben pagati dai compratori. Durante il soggiorno a Roma (prima del 1629) L. Le Nain fece parte del gruppo, iniziando poi in Francia il genere delle bambocciate francesi; M. Cerquozzi fu il miglior bambocciante italiano ed ebbe numerosi seguaci. In seguito al successo presso i privati, molti artisti dipinsero bambocciate, fin oltre il sec. XVIII, rendendole sempre più leziose e quasi arcadiche.

Bibliografia

G. Briganti, I bamboccianti pittori della vita popolare nel '600 a Roma, Roma, 1950; idem, Il Seicento europeo, Roma, 1956; idem, Michiel Sweerts e i bamboccianti, Roma, 1958.

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