Lessico

sf. [sec. XIII; dal latino beatitūdo-dínis].

1) Condizione di pace, perfetta felicità e armonia interiore, di completo benessere spirituale in cui non si avverte la mancanza di nulla: a nessuno è dato di vivere in beatitudine. In particolare, la condizione riservata per l'eternità alle anime del paradiso.

2) Al pl., principi che proclamano beate determinate categorie di persone: beatitudini evangeliche.

Filosofia

Da un punto di vista filosofico la beatitudine, a differenza della felicità, ha designato prevalentemente uno stato di vita contemplativo. Si è venuta cioè accentuando quella notazione che designa la beatitudine come stato di perfetta indipendenza, di mancanza assoluta di bisogni. In tale senso per Aristotele la beatitudine è propriamente uno stato divino e solo secondariamente uno stato del saggio. Sulla stessa linea si trovano gli stoici e, nella filosofia moderna, Spinoza. La filosofia cristiana di tradizione tomistica sottolinea il carattere contemplativo della beatitudine. San Tommaso, in particolare, ammette l'esistenza di una beatitudine oggettiva, stato conseguente all'acquisizione da parte dell'uomo, come essere razionale e libero, di un fine ultimo (Dio), e di una beatitudine soggettiva, che è l'atto con cui l'individuo entra in possesso di quella oggettiva. Quest'ultima, vista la limitatezza dell'intelletto umano, che non può giungere a conoscere l'essenza divina, può essere raggiunta solo mediante un'intuizione soprannaturale dataci da Dio.

Religione: Beatitudini evangeliche

Proclamate da Gesù, nel celebre discorso della montagna (Matteo 5,3-10), sono otto frasi esclamative, comincianti con la parola “beato”, in cui il Maestro enuncia il tema dello “spirito cristiano opposto allo spirito giudaico”. Esse sono presenti nei Vangeli di Matteo e di Luca. Sono così enunciate nel Vangelo di Matteo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché possederanno la Terra. Beati gli affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati coloro che operano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di questi è il regno dei cieli. Beati sarete voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno e diranno falsamente ogni male contro di voi, mentendo per causa mia; gioite ed esultate, perché molta è la vostra ricompensa nei cieli; così infatti perseguitarono i profeti prima di voi”. Nel Vangelo di Luca si legge: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati sarete quando gli uomini vi odieranno, vi scomunicheranno, vi insulteranno e proscriveranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi ed esultate in quel giorno, perché, ecco, la vostra ricompensa sarà grande nel cielo. Così infatti i loro padri fecero ai profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché vi lamenterete e piangerete”. Il confronto dei due testi rivela diverse varianti: Matteo dà maggior risalto all'aspetto spirituale della povertà, Luca invece evidenzia quello materiale; Matteo insiste sulle condizioni per entrare nel regno dei cieli, Luca ha invece il senso dell'attesa imminente del regno dei cieli; Luca accompagna le beatitudini con altrettante maledizioni, ciò che invece non avviene in Matteo. Questi espone otto beatitudini, Luca invece solo quattro. In entrambi gli evangelisti però esse rappresentano la dichiarazione ufficiale del regno dei cieli e questa scoperta di un mondo nuovo, nel quale tutti i valori sono capovolti, dà loro il tono di un grido di gioia. A differenza dei principi su cui si basava il mondo ellenistico-romano, tutto volto ai valori terreni e presenti, le beatitudini hanno un netto accento escatologico e sono tutte rivolte al regno di Dio veniente.

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