benzodiazepina

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sf. [da benzo-+diazep(am)+-ina]. Psicofarmaco con proprietà tranquillizzanti. Le benzodiazepine hanno importanti applicazioni in medicina, oltre che come ipnotici e sedativi, come ansiolitici, anticonvulsivanti, miorilassanti, farmaci preanestetici e anestetici. La struttura di base delle benzodiazepine è:

Varie modificazioni strutturali (a livello dei residui R₁, R₂, R₃, R7, e R₂´) hanno dato origine a numerosi composti, finora 2000, con attività farmacologica simile. Gli effetti più importanti che derivano dall'azione delle benzodiazepine sul sistema nervoso centrale sono: la sedazione, l'ipnosi, la diminuzione dell'ansia e l'attività anticonvulsivante. Una sola benzodiazepina, l'alprazolam, sembra avere effetti antidepressivi in alcune situazioni cliniche. Sono solo due le azioni farmacologiche indotte a livello periferico: la vasodilatazione delle coronarie, riscontrata in seguito a somministrazione di dosi terapeutiche di certe benzodiazepine, e il blocco neuromuscolare, riscontrato solo con altissime dosi. Le benzodiazepine provocano meno disturbi collaterali di altri farmaci, per esempio i barbiturici, che agiscono sul sistema nervoso centrale. È da ricordare, tuttavia, che le benzodiazepine possono produrre disturbi (per esempio un aumento del tempo di reazione, disorganizzazione del pensiero, scoordinazione motoria), tali da rendere pericolosa la guida dell'automobile. Sono stati riscontrati anche casi di effetto-paradosso, come un incremento dell'incidenza di incubi notturni, ansia, irritabilità, tachicardia, sudorazione e, in alcuni casi, stati depressivi e idee di suicidio. Tra i composti di più largo impiego figurano il diazepam, l'oxazepam, il clordiazepossido, il nitrazepam, il triazolam e il flurazepam.

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