biofeedback

s. inglese usato in italiano come sm. (composto da biological, biologico, e feed-back, reazione). Tecnica che, utilizzando in modo particolare strumenti medici elettronici opportunamente modificati, aiuta un soggetto affetto da disfunzioni psicosomatiche a esercitare un autocontrollo su alcuni processi fisiologici. Fin dal 1962 un ricercatore americano, Gardner Murphy, aveva suggerito la possibilità di impiegare strumenti elettronici per misurare e rendere manifesti a chiunque alcuni processi fisiologici che normalmente si svolgono a livello inconscio. Inoltre, partendo dalla constatazione che non appena si diventa coscienti di questi processi fisiologici si può cercare di modificarli volontariamente, Murphy, già dalla fine degli anni Sessanta, iniziò a sviluppare una tecnica terapeutica basata sull'uso della strumentazione elettronica quale adiuvante iniziale per accelerare e portare alla luce una possibilità di autocontrollo interno dell'attività fisiologica. In questo modo le persone affette da particolari patologie che necessitano di controlli costanti o quantomeno periodici possono trovarsi svincolate dal continuo recarsi presso ospedali o altre unità sanitarie. La tecnica del biofeedback utilizza nella pratica clinica elettroencefalografi, elettromiografi, termometri elettronici, sfigmomanometri elettronici, ecc. Per poter essere utilizzati dai pazienti senza l'ausilio di personale medico in grado di decifrarne le segnalazioni, tali strumenti sono provvisti di dispositivi atti a trasformare i segnali registrati sul proprio corpo in altri segnali percepibili come suoni dall'orecchio del paziente stesso. Un elettroencefalografo, per esempio, trasforma le frequenze di onde elettriche cerebrali in suoni che il soggetto impara a riconoscere (ogni frequenza, infatti, si tramuta in un suono di caratteristica tonalità). Una volta che i pazienti hanno appreso “a collegarsi” e a far funzionare gli apparecchi vengono incoraggiati a modificare con la volontà e la concentrazione l'attività di quegli organi di cui lo strumento fornisce loro una traduzione. In poco tempo è possibile imparare a produrre ritmo alfa (onde elettriche cerebrali che corrispondono agli stati di tranquillità e rilassamento interiori), a rilassare muscoli troppo attivi (e quindi contratti), a modificare la temperatura cutanea (e quindi a influenzare direttamente la circolazione del sangue, per esempio delle mani). Dopo un opportuno numero di sedute di apprendimento, l'attenzione dei soggetti viene indirizzata verso il controllo dell'organo a carico del quale si manifestano sintomi di origine psicosomatica. La pratica del controllo di tali sintomi viene fatta proseguire, negli intervalli tra le sedute guidate dal terapeuta, a casa e senza l'ausilio degli strumenti elettronici. In tal modo si è riusciti a risolvere varie situazioni patologiche a sfondo psicosomatico che altrimenti non erano trattabili altro che con metodi aggressivi (come, per esempio, il morbo di Raynaud), oppure erano controllabili solo con trattamenti farmacologici di durata illimitata (come per l'ipertensione arteriosa) o, infine, intrattabili (cefalee croniche). Altre malattie in cui la tecnica del biofeedback si è dimostrata risolutiva sono certi tipi di dolore cronico, vari stati di depressione con somatizzazioni viscerali e vari stati d'ansia.

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