breviàrio

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino breviaríum, da breviāre, abbreviare].

1) Breve catalogo, sommario, compendio, repertorio, frequente come titolo di opere specialmente espositive di argomento amministrativo o di carattere saggistico: breviarium fisicalium, compendio di dati statistici dell'età di Carlo Magno; Breviario di estetica, di B. Croce.

2) In particolare, libro liturgico che contiene l'intero ufficio divino secondo il rito della Chiesa cattolica romana, ossia le preghiere che il clero e i religiosi devono quotidianamente recitare, secondo le diverse ore del giorno: recitare il breviario. Fig., testo cui si ricorre abitualmente per trarne precetti e motivi d'ispirazione.

Religione

Le parti di cui si compone il breviario sono: le bolle e le lettere apostoliche concernenti il breviario; le rubriche generali e quelle speciali; le indicazioni per la sua recita; la tabella pasquale; il calendario con le feste; la tabella dei giorni liturgici, suddivisa in: Proprium de tempore; ordinario, o ufficio delle ore canoniche (Mattutino, Lodi, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta); Salteriosuddiviso nei vari giorni della settimana; Proprium Sanctorum o santorale; Commune Sanctorum; appendice con orazioni, benedizioni, litanie dei santi, salmi penitenziali, ecc. In origine le diverse parti dell'ufficio divino erano prese dal Salterio, dall'Antifonario, dall'Innario, dalla Bibbia, dall'Omilario e dal Passionario, ecc. Con l'obbligo per gli ecclesiastici della recita del divino ufficio non solo in chiesa, ma anche in privato, si rese necessario raccogliere in un libro unico queste parti sparse in testi diversi. L'esempio venne dalla Curia romana, che nel sec. XII pubblicò il Breviarium secundum consuetudinem Romanae Curiae, subito molto diffuso e presto adottato anche dall'ordine dei frati minori. Sotto l'influenza dell'umanesimo (sec. XV) si volle dare al latino del breviario un sapore classico (specialmente con nuovi inni) e non pochi erano gli ecclesiastici che recitavano il breviario in greco. Lo scontro con i tradizionalisti era scontato, ma fra i due contendenti vinsero i moderati, che pubblicarono nel 1535 il Breviarium Sanctae Crucis, che i tradizionalisti ritennero troppo innovatore, specialmente in campo liturgico. Una formula definitiva fu trovata dal Concilio di Trento e approvata da Pio V nel 1568. Era però un ritorno deciso all'antico e ben presto intervennero nuove aggiunte e correzioni fino alla riedizione (con emendazioni) ordinata da Urbano VIII. Nel 1911 Pio X dispose il Salterio in modo che in una settimana fossero recitati tutti i salmi; Pio XII consentì a una nuova versione del Salterio; Giovanni XXIII approvò (1960) una semplificazione della rubrica per rendere più agile la preghiera pubblica (nuova classificazione del giorno liturgico, identificazione del giorno liturgico con quello solare, alleggerimento del calendario, semplificazione nella graduatoria delle feste). In conformità agli studi teologici e biblici, la riforma del breviario ha ricevuto la sanzione solenne del II Concilio Vaticano (Costituzione sulla Sacra Liturgia, 1963), che ha distribuito la lettura del Salterio su un arco di tempo superiore alla settimana; ha arricchito le letture dei Santi Padri e riordinato quelle della Bibbia; ha incentrato la preghiera pubblica del breviario in due momenti principali: le Lodi come preghiera del mattino e il Vespro come preghiera della sera; l'apertura della preghiera pubblica della Chiesa anche ai laici; l'istituzione di un Consilium, suddiviso in 30 gruppi di lavoro, per approfondire lo studio di questa riforma e renderla più completa.

Arte

I breviari, manoscritti o a stampa, di notevoli pregi artistici sono assai più rari degli altri libri liturgici o religiosi in genere (messali, Bibbie). Tuttavia proprio un breviario, il Breviario Grimani ora alla Biblioteca Marciana di Venezia, è considerato uno dei più bei manoscritti miniati esistenti. Capolavoro della miniatura fiamminga, fu eseguito a Bruges o a Gand tra la fine del sec. XV e il principio del sec. XVI da più artisti; le 110 miniature che lo ornano sono infatti attribuite a Simon e Alexandre Bening, a J. Gossaert, a Gerardo di Gand; la legatura, originale, è in velluto cremisi con fregi in argento dorato attribuiti a Jacopo Sansovino. Fu donato a Venezia nel 1523 dal cardinale Domenico Grimani e passò alla Marciana nel 1797. Altri celebri breviari sono quello di Mattia Corvino, ora alla Biblioteca Vaticana, con miniature di Attavante degli Attavanti, e quello di Ercole I d'Este (Modena, Biblioteca Estense), miniato tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, capolavoro della miniatura ferrarese tarda.

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