Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino calix -ícis].

1) Tipo di bicchiere fabbricato nei più differenti materiali, talora pregiati (metalli preziosi, pietre dure, ecc.), che ha avuto spesso una connotazione rituale (calice conviviale, liturgico, ecc.). È generalmente composto da una parte semisferica, adibita a contenitore del liquido, collegata per mezzo di uno stelo – che talora presenta una parte intermedia detta “nodo” – a un piede espanso, per lo più di forma circolare: calice di bronzo, di cristallo; la loc. a calice indica oggetti che richiamano in qualche modo la forma di questo bicchiere. Lett., bicchiere in genere: levare i calici, brindare. Fig., con riferimento agli episodi evangelici della passione di Cristo, esperienza tormentosa che si è costretti a sopportare: provare l'amaro calice del rimorso; bere il calice fino in fondo, patire tutte le amarezze e le umiliazioni di una vicenda dolorosa; talvolta riferito a esperienze piacevoli o inebrianti: assaporare il calice del trionfo.

2) In particolare, vaso liturgico di metallo prezioso usato dal sacerdote durante la Messa per la consacrazione del vino eucaristico.

3) In anatomia, qualsiasi struttura simile a una coppa: calice renale, piccolo tubo membranoso, imbutiforme, che raccoglie l'urina dalla papilla renale; tali calici, detti anche piccoli o minori, in numero da 7 a 13, confluiscono poi in 3 calici maggiori, che si aprono nel bacinetto del rene; calice gustativo, lo stesso che calicetto.

4) In zoologia, una delle tre parti del corpo degli Echinodermi Crinoidei (assieme allo stelo e alle braccia).

Archeologia e arte

I primi ritrovamenti di esemplari in vetro da tombe egiziane risalgono al II millennio a. C. Impiegati nel Medioevo prevalentemente con funzioni liturgiche, divennero di uso comune a partire dal sec. XIV, in particolare attraverso la vetraria muranese e quella tedesca, che produssero forme eleganti e raffinate. Splendidi esemplari di oreficeria bizantina sono conservati nel Museo di S. Marco a Venezia, con la coppa in pietre semipreziose e il piede in argento, sia del tipo a doppia ansa, svasato, sia di quello privo di anse, a coppa profonda, direttamente inserita sul piede. Dal sec. XIII il fusto si allunga e il nodo, allontanandosi dal piede, prende maggiore risalto, specialmente nelle elaborate montature di epoca gotica. Nel Rinascimento il calice assunse la sua forma caratteristica, con coppa campanulata, alto fusto con nodo e piede a lobi, che rimase anche in seguito, raggiungendo in epoca barocca il massimo della fastosità e preziosità nel materiale e nella decorazione .

Liturgia

Corrispondentemente al duplice significato che ha nell'Antico Testamento, come immagine della benedizione e dell'ira di Dio, anche nel Nuovo Testamento il calice è simbolo sia del giudizio di Dio (Gesù nel Getsemani), sia del “nuovo patto” che egli stabilisce con l'uomo (ultima cena). Nel culto cattolico, il calice è il vaso sacro che serve per la consacrazione del vino durante la celebrazione della Messa. La coppa deve essere d'oro o d'argento e, in questo caso, dorata all'interno. Eccezioni sono consentite per le chiese delle missioni e per quelle più povere. Per l'uso liturgico il calice deve essere consacrato e la sua consacrazione è riservata ai vescovi, ai cardinali (anche non vescovi), agli abati e prelati nullius e ai vicari apostolici. Si deve considerare sconsacrato il calice che ha perduto la sua forma originaria e quando è stato adibito a usi non liturgici.

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