càppero

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sm. [sec. XIV; dal greco kápparis].

1) Nome comune dell'arbusto cespuglioso-lianoso Capparis spinosa della famiglia Crocifere, specie originaria dell'Asia Minore e della Grecia. È un suffrutice dall'odore caratteristico con fusti verdi flessuosi, lunghi e penduli, foglie alterne, ovali, quasi rotonde, un po' carnose, di colore verde brillante, con due spine stipolari persistenti o presto caduche (varietà rupestris). Fiori ermafroditi grandi, posti all'ascella delle foglie, bianchi con stami rosei, e frutti a forma di oliva appuntita raramente commestibili e solo se giovani: si mangiano invece i bocci della varietà inerme, dal sapore forte e penetrante, che si dicono pure capperi e vengono raccolti per essere conservati sott'aceto, sott'olio o nel sale e utilizzati per insaporire innumerevoli preparazioni gastronomiche (per esempio vitello tonnato e caponata di melanzane). È spontanea nella regione mediterranea in terreni calcarei e scoscesi asciutti. La scorza contiene un glucoside amaro e irritante (capparirutina) con proprietà diuretiche e antiartritiche.

2) Per lo più al pl., escl. eufemistica che esprime meraviglia, sdegno o affermazione risoluta: “Se vi voglio ascoltare? Capperi!” (Goldoni).

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