Lessico

sm. (antico o lett. anche sf.) [sec. XIV; latino carcer-ĕris, recinto e poi prigione]. Luogo in cui vengono trattenuti, privati della libertà personale, individui condannati alla reclusione in conformità di una pena e gli imputati in custodia cautelare; prigione: andare in carcere, uscire di carcere; il pl., sempre femminile, si usa spesso per indicare uno stabilimento singolo: è stato tradotto alle carceri della città. Per estensione, periodo di reclusione, detenzione: ha scontato dieci anni di carcere. Fig., luogo in cui si vive come prigionieri contro la propria volontà: spesso la scuola diventa un carcere per i bambini; nel linguaggio mistico e nell'uso poetico: il carcere dell'anima, il corpo umano.

Diritto

Gli stabilimenti carcerari si dividono in: stabilimenti di custodia cautelare; stabilimenti di pena ordinari; stabilimenti di pena speciali. Nei primi sono trattenute le persone contro le quali non è stata pronunciata sentenza irrevocabile. I secondi rinchiudono chi è stato colpito da sentenza irrevocabile e si dividono in: ergastoli, case di reclusione, case di arresto. Ai terzi appartengono gli stabilimenti per minori degli anni 18, dove, evitando ogni contatto del minore con condannati adulti, si cerca di rieducarlo per reinserirlo nella società; gli stabilimenti di riadattamento sociale, case di pena dove i condannati a pene detentive di lunga durata possono trascorrere gli ultimi anni di carcere in condizioni più favorevoli; le case di punizione, dove sono trattenute le persone responsabili di gravi mancanze durante il periodo di detenzione. La nostra legislazione ha abolito la segregazione, ma ammette un breve periodo d'isolamento per permettere ai responsabili del carcere di conoscere le tendenze del detenuto. La legge impone nelle carceri l'obbligo del lavoro, con il quale i condannati pagano le spese per il proprio mantenimento. In alcuni antichi codici penali si fa menzione anche di un carcere privato, che si diceva proprio se toglieva la libertà a una persona in punizione di un reato, improprio se altri motivi causavano la sua detenzione. La moderna dottrina giuridica, identificando nella privazione della libertà l'oggetto del reato, assimila il carcere privato improprio al “sequestro di persona”.

Storia

Nelle civiltà più antiche, nelle quali esisteva la detenzione solo come attesa di giudizio o di esecuzione della pena, veniva adibito a carcere qualunque ambiente (anche una cisterna) dal quale fosse impossibile fuggire. Solo con i Romani l'edificio carcerario ha cominciato ad assumere una sua tipologia, dividendosi in due zone: interior ed exterior. La prima, buia e angusta, per la segregazione più stretta; la seconda più ampia, dove erano ammesse anche le visite (esempio ben conservato il carcere Tulliano, poi mamertino a Roma, a pianta circolare). Nel Medioevo e ancora nel Rinascimento vennero adibiti a carcere fortezze (come la Torre di Londra e la Bastiglia di Parigi) o altri edifici nei quali le condizioni di vita fossero particolarmente dure, in conformità al carattere essenzialmente punitivo del carcere (per esempio i Piombi di Venezia e i Fori di Monza, costituiti da segrete, ossia da file di celle sovrapposte, le inferiori strette e buie). Ancora ai giorni nostri si utilizzano edifici storici monumentali, fortezze o castelli adattati a carcere in passato ma, dato l'elevato costo per il loro rinnovamento, si tende a trasferire il carcere in edifici appositamente progettati. Solo nei sec. XVI e XVII si cominciarono a costruire stabilimenti carcerari appositi, con un certo miglioramento delle condizioni dei detenuti (tanto maggiore quanto più elevata era la classe sociale d'appartenenza), come per esempio il Rasphuis ad Amsterdam (1595), le “carceri nuove” a Roma (1655), il penitenziario modello fatto costruire a Milano da Maria Teresa d'Austria. Nel 1773, a Gand, venne realizzato il primo carcere moderno, con pianta ottagonale divisa da bracci radiali nei quali sono collocate le celle. Sempre in questo periodo l'ordinamento carcerario subì grosse modifiche, a seguito degli scritti di C. Beccaria e di J. Howard, che si riflettono nelle costruzioni. Comunemente un carcere comprende quattro settori fondamentali: abitativo, per i detenuti con gli annessi impianti sanitari; per attività speciali (lavoro, studio, culto); dei servizi, comprendente i locali per la direzione e il personale di custodia e per l'incontro dei detenuti con persone provenienti dall'esterno (parlatori); dei cortili, per la passeggiata (l'“aria”) giornaliera dei detenuti. Questi settori sono stati diversamente distribuiti e dislocati a seconda dell'impianto planimetrico prescelto "Vedi schemi planimetrici vol. V, pag. 438" . "Per gli schemi planimetrici vedi il lemma del 5° volume." Dagli schemi lineari (S. Michele a Roma, 1703, dopo il restauro sede del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e area museale) a quelli poligonali (Gand) arriviamo, nei tempi più recenti, a quelli stellari (S. Vittore a Milano), a Y (Anversa), a croce e doppia croce (Torino), a palo telegrafico (Fresnes presso Parigi). Altro fattore fondamentale di distinzione è la scelta del sistema a isolamento continuo o non.

L'edilizia carceraria in Italia

Il sistema carcerario ordinario è quello dell'isolamento notturno e del lavoro in comune diurno. L'isolamento continuo in celle individuali viene attuato in casi di punizione e di malattia o per gli imputati durante il periodo istruttorio o per i detenuti a disposizione dell'autorità. Si tende a evitare gli edifici a pianta centrale o a blocco, orientandosi verso modelli a padiglioni, al fine di riunire i detenuti in gruppi omogenei. I vari edifici sono collegati da corridoi, per eliminare la confluenza e l'affollamento nelle zone centrali, tradizionalmente utilizzate per l'innesto dei collegamenti orizzontali (corridoi, ballatoi) e per i collegamenti verticali (scale). Le soluzioni tecniche disponibili consentono, rispettando i requisiti di sicurezza, l'arricchimento dell'impianto carcerario di elementi umanizzanti. Le celle acquistano l'aspetto di stanze dotate di servizi igienici, mentre particolare attenzione viene posta nella realizzazione di aree destinate al lavoro o alla ricreazione (laboratori, biblioteca, sale di riunione), nell'ampio uso di illuminazione naturale, nell'orientamento dei reparti, nell'uso di pareti vetrate anziché muri ciechi o sbarre d'acciaio. L'evoluzione dell'edilizia carceraria segue quella delle leggi e norme di carcerazione, conseguenti agli sviluppi della moderna sociologia. La scelta dell'area per la costruzione di un carcere prende in esame la facilità di comunicazione, di collegamento e l'isolamento dai centri abitati. Un carcere di moderna costruzione, impostato sui nuovi principi, è quello di Rebibbia, a Roma.

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