càustico

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agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIV; dal latino caustícus, che risale al greco kaustikós, da káiō, bruciare].

1) Sostanza ad azione locale capace di distruggere i tessuti con i quali viene a contatto.

2) Nell'uso comune: A) di sostanze (alcali) capaci di neutralizzare gli acidi. B) Soda caustica, potassa caustica, termini correnti per indicare rispettivamente l'idrossido di sodio e l'idrossido di potassio. § Hanno potere caustico alcuni acidi (acido nitrico, solforico, tricloroacetico, ecc.), alcuni alcali (idrato di sodio e di potassio, carbonati, alcalini, ecc.), numerosi composti salini (nitrato d'argento e di potassio, cloruro di zinco, tricloruro d'antimonio, ecc.), varie sostanze organiche aromatiche (fenoli, cresoli, ecc.). I caustici vengono talora usati in medicina per distruggere cellule e tessuti neoplastici superficiali, porri, verruche, condilomi, fungosità di ulcere, piaghe torpide. Per circoscriverne gli effetti e per facilitarne l'applicazione, i caustici sono impiegati sotto forma di paste e cilindretti detti pietre, matite, lapis. La loro azione è diretta essenzialmente sulle proteine cellulari che vengono denaturate e coagulate, con relativa necrosi del tessuto patologico. Caustico dentario, pasta caustica, costituita da anidride arseniosa, solfato di morfina e creosoto, che viene introdotta nelle cavità del dente cariato per distruggere la polpa dentaria.

3) In botanica, dicesi di pianta (per esempio Euforbiacee) o di sostanze in essa contenute (per esempio lattici) che hanno potere bruciante quando vengono a contatto con la pelle e soprattutto con le mucose (bocca, occhi, ecc.). Generalmente tali sostanze caustiche sono anche tossiche.

4) Agg. fig., aspro e pungente, mordace nel parlare e nello scrivere: una battuta caustica; anche riferito alla persona che fa uso abituale di espressioni del genere: uno scrittore caustico e graffiante.

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