caldèra

sf. [dallo spagnolo caldera, propr., caldaia]. Depressione a forma di grande cratere formatasi in seguito a esplosioni vulcaniche (caldera di esplosione) o, più comunemente, a fenomeni anche ripetuti di sprofondamento (caldera di collasso o di sprofondamento). Queste ultime sono di solito determinate dallo svuotamento di serbatoi magmatici poco profondi per intensa emissione di lava e dal successivo crollo di una parte più o meno estesa dell'edificio vulcanico. Gli sprofondamenti, tali che della primitiva struttura resta solo la parte basale simile a un enorme recinto anulare, all'interno del quale di norma si sviluppano strutture vulcaniche minori, formano le caldere dette sommitali o terminali, come quella del monte Somma, che racchiude il cono del Vesuvio. Le caldere che si formano in seguito a un solo fenomeno di sprofondamento si dicono monogeniche e hanno di solito forma subcircolare o ellittica come per esempio la caldera di Bolsena che era occupata dall'omonimo lago. Le caldere dovute a più crolli successivi, che hanno man mano allargato il perimetro della depressione, si dicono poligeniche o a festoni e sono caratterizzate dalla presenza all'interno di un gran numero di conetti vulcanici. La maggior parte degli apparati vulcanici è interessata da sprofondamenti con formazione di caldere successivamente riempite da laghi, detti appunto laghi di caldera.

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