campo (psicologia)

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il concetto di campo, mutuato dalla fisica, è stato utilizzato da vari autori nel contesto di diversi modelli teorici ed è stato in particolare sviluppato dagli autori legati alla scuola della Gestalt. Si osservi però che il concetto di campo è stato utilizzato di frequente con significati spesso diversi e l'espressione teoria del campo indica un insieme di modelli teorici abbastanza eterogenei. In linea di massima può dirsi che il campo psicologico viene considerato come un campo di forze interagenti, attraverso cui vengono organizzati i dati psicologici, che si influenzano a vicenda. L'individuo viene inoltre considerato come un tutt'uno con il campo, con cui è in relazione. Una delle formulazioni più coerenti di teoria del campo è dovuta a K. Lewin, legato alla scuola della Gestalt, che ne ha dato un particolare sviluppo nell'ambito delle teorie della personalità. Il campo psicologico, o spazio vitale, è per Lewin l'insieme di tutti i fattori psicologici che possono influenzare il comportamento di un individuo in un dato momento. Nell'ambito della Gestalt, la formulazione forse più completa e senz'altro più nota della teoria di campo si deve a W. Köhler, secondo cui tra eventi psicologici ed eventi neurofisiologici concomitanti esiste un'identità strutturale, o isomorfismo, per cui a ogni fatto psicologico corrisponderà un fatto neurofisiologico strutturalmente identico. Tale identità strutturale sarà quella, per esempio, che si riscontra tra una zona geografica e la sua mappa. Secondo un'altra formulazione di teoria del campo, sempre all'interno della scuola della Gestalt, dovuta a J. W. Brown e A. C. Voth, nel campo percettivo agirebbero due ordini di forze, dette di coesione e di freno. Le prime, che avrebbero un'origine centrale, tenderebbero a rendere più omogenei gli elementi del campo, e quindi a riunire gli stimoli in forme; le seconde, di origine periferica, avrebbero invece una funzione eterogeneizzante, tendendo quindi a mantenere gli elementi del campo dissociati. L'assetto del campo percettivo deriverebbe quindi da un equilibrio dinamico tra questi due tipi di forze. Ancora l'italiano P. Bonaiuto, più di recente, ha preferito parlare di effetti di campo, distinguendone due fondamentali: l'assimilazione e il contrasto. Quando si verifica il primo, si ha una tendenza al livellamento delle differenze qualitative tra le varie parti del campo, e il contrario quando si verifica il secondo. Un cenno merita inoltre la teoria del campo sensorio-tonico, sviluppata negli anni Cinquanta del XX sec. da H. Werner e S. Wapner, due psiconeurologi della Clark University: secondo questa teoria vi è una tendenza ad assumere una relazione stabile tra gli stimoli provenienti dall'esterno e l'organismo del soggetto. Se la relazione che si verifica è instabile, l'organismo modificherà il proprio stato in modo da giungere a una relazione stabile. Un punto particolarmente interessante e controverso della teoria di Werner e Wapner è rappresentato dal fatto che secondo questi autori gli stimoli esterni provocano anche una modificazione del tono muscolare del soggetto, che, essendo mediata dalla stessa modalità energetica, avrà un'influenza sul comportamento percettivo. Così, per esempio, una persona inclinata con il corpo sulla sua destra tenderà a percepire una linea oggettivamente verticale come se fosse invece inclinata in direzione opposta, e questo a causa dello squilibrio di tono muscolare provocato da tale inclinazione.

W. Köhler, Dynamics in Psychology, New York, 1940; S. Wapner, H. Werner, Perceptual Development, Worcester (Massachusetts), 1957; K. Lewin, Teoria dinamica della personalità, Firenze, 1965; idem, Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Bologna, 1982.

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