Lessico

Sm. [sec. XIII; dal latino casus, propr. caduta, da cadĕre, cadere].

1) Avvenimento fortuito, combinazione imprevedibile di circostanze; accidente: fu un caso che mi incontrasse domenica scorsa; per caso, in maniera fortuita, per combinazione; a caso, senza scelta deliberata, senza intenzione particolare: ne prenderò uno a caso; non a caso ha fatto l'esempio del Croce; anche senza attenzione, sbadatamente: pensaci bene e non rispondere a caso; far caso, fare attenzione, dare importanza; non fategli caso, non badategli, non prendetelo sul serio; mi fa caso, mi meraviglia; darsi il caso, avvenire, per lo più casualmente; si dà il caso, loc. usata per confermare scherzosamente un'opinione o una versione dei fatti, proprio così, non diversamente.

2) Causa imponderabile a cui si attribuisce la facoltà di determinare eventi indipendenti dalla nostra volontà, identificata di volta in volta nella fortuna, nella sorte, nel destino, e simili: il caso ha deciso per lui; non conviene mai affidarsi al caso. In particolare in filosofia, fatto accidentale, non necessario.

3) Con senso più generico, in diverse accezioni: A) Fatto, vicenda, spesso dolorosa e spiacevole o di vasta risonanza: un caso unico, un caso di cui si sono occupati i giornali; un caso che ha fatto scalpore; mi ha raccontato i suoi tristi casi; ora devo pensare ai casi miei. Anche l'aspetto specifico con cui un fatto si presenta: caso strano, comune; caso complesso, preoccupante, disperato; nel linguaggio medico, individuo affetto da manifestazioni morbose e sottoposto a diagnosi: si sono accertati alcuni casi di vaiolo; caso clinico; anche fig.: un caso patologico, individuo che manifesta tendenze fuori del normale. In particolare, questione giuridica o morale: esponimi il caso, un caso non previsto dalla legge; caso di coscienza, che determina un conflitto tra la coscienza individuale e le norme costituite della comunità. B) Circostanza, occasione: comportarsi secondo i casi; è un caso che non si presenterà più; anche opportunità, convenienza: fare al caso, essere adatto; è il caso, è opportuno, vale la pena. C) Possibilità, probabilità: i casi sono tanti; non c'è caso, è impossibile; evenienza, ipotesi: in caso di assenza, di incidente; in tal caso, in ogni caso, in nessun caso, nel migliore dei casi; in caso contrario, altrimenti; mettiamo il caso, supponiamo; al caso, nel caso, eventualmente; nel caso che, supponendo che, se; caso mai; per caso, per ipotesi, come rafforzativo nelle frasi condizionali: se per caso non ne sapesse niente, informalo.

4) In statistica insieme di un gran numero di cause non apprezzabili singolarmente che contribuisce alla produzione di un dato evento.

5) In linguistica, forma che prende un sostantivo (o aggettivo o pronome) in lingue flessive per esprimere determinati rapporti grammaticali.

Diritto civile e penale

Caso fortuito, ogni evento che, pur influendo su un rapporto giuridico, non è originato né dalla volontà dell'uomo, né dalla sua responsabilità per colpa. Mentre nel diritto civile il caso fortuito estingue l'obbligazione liberando il debitore, nel diritto penale esclude ogni possibilità d'imputazione (vedi anche forza maggiore).

Diritto canonico

Sono considerati il caso di coscienza o caso morale, caso, reale o fittizio, che presenta particolari difficoltà per la sua soluzione: è preso in genere come argomento di periodiche riunioni di sacerdoti; caso perplesso, in passato, il caso in cui un sacerdote doveva celebrare (o convalidare) d'urgenza un matrimonio senza le facoltà normalmente necessarie del suo superiore. Questi casi sono oggi quasi tutti aboliti. Caso urgente, al di fuori del pericolo di morte, il caso in cui non sia possibile, per grave e urgente necessità, chiedere la dispensa normalmente necessaria. Se di questa è depositaria la Santa Sede o i suoi delegati, la facoltà passa all'ordinario diocesano; alcuni teologi tuttavia sostengono che possono dispensare anche il confessore o il parroco; in pericolo di morte qualsiasi sacerdote può assolvere da tutti i casi riservati; caso riservato, peccato o censura ecclesiastica, la cui assoluzione è riservata al vescovo diocesano o alla Santa Sede.

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