chinetòsi

sf. [sec. XIX; dal greco kinētós, mobile+-osi]. Sofferenza provocata da movimenti ritmici o aritmici impressi passivamente al corpo sia da mezzi di trasporto sia da giostre, altalene, ecc. Questi movimenti agiscono sull'organo vestibolare dell'orecchio interno, mettendo in funzione gli otoliti e stimolando le terminazioni del nervo vestibolare, che per via riflessa è deputato a mantenere l'equilibrio, informando di volta in volta la corteccia e il cervelletto circa le sensazioni di posizione del corpo. L'arco nervoso riflesso attraversa il bulbo, dove prende strette connessioni con il nucleo del vago che, a sua volta, in via riflessa, dà luogo alla sintomatologia: sensazione di malessere generale, cefalea, vertigini, scialorrea, profusa sudorazione fredda, pallore, sonnolenza e nei casi più gravi nausea e vomito. Gli individui vagotonici e quelli affetti da labilità neurovegetativa sono i più soggetti alle chinetosi. Di norma la sindrome si risolve rapidamente appena cessano le sollecitazioni meccaniche che l'hanno prodotta; può essere prevenuta con decubito supino, orientando il corpo nel senso del movimento e in direzione della marcia. È inoltre opportuno evitare il digiuno assumendo piccoli pasti leggeri, non avere costrizioni addominali, tipo abiti o cinture troppo stretti, e infine concentrare l'attenzione su qualcosa che distragga senza impegnare la vista (quindi non leggere ma conversare o ascoltare musica). Di sicura efficacia è la profilassi farmacologica a base di antistaminici, assunti almeno mezz'ora prima di sottoporsi alla sollecitazione (per esempio mettersi in viaggio).

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