chiuso

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agg. e sm. [sec. XIII; pp. di chiudere].

1) Agg. che esprime l'effetto del verbo chiudere nei suoi vari sensi (opposto ad aperto); quindi, unito e congiunto negli elementi mobili che consentono l'apertura, serrato: finestra chiusa, valigia chiusa; oppure ostruito, bloccato, impedito nell'accesso: passaggio chiuso per frana; strada chiusa al traffico, impraticabile. Spesso estensivo o fig.: bottiglia chiusa, tappata; visiera chiusa, calata; abito chiuso, accollato; processo a porte chiuse, durante il cui svolgimento è vietata la presenza del pubblico; casa chiusa, postribolo; avere il naso chiuso, otturato per raffreddore; tenere la bocca chiusa, tacere; fare qualche cosa a occhi chiusi, con la massima facilità e fiducia o anche sbadatamente, senza accortezza. Con sensi estensivi: A) raccolto, racchiuso, ripiegato su se stesso: ali chiuse, non disposte al volo; libro chiuso, con le facciate della copertina parallele a impedire la lettura delle pagine interne; fiore chiuso, non ancora sbocciato. B) Concluso, terminato, cessato, risolto: le iscrizioni al concorso sono chiuse; il problema non è affatto chiuso; l'incidente è chiuso. Di attività, specialmente commerciale, che non è in funzione o in esercizio: il negozio resta chiuso fino al lunedì.

2) Compreso entro limiti angusti, cinto, circondato, avvolto, coperto: una valle chiusa tra i monti; cielo chiuso, coperto di nuvole e quindi segno di cattivo tempo; anche estensivo: regione chiusa, il cui territorio non tocca il mare in nessun punto; mare chiuso, che non comunica con nessun oceano (per esempio il Mar Caspio); di persona: restarsene chiuso in casa, non uscire mai, evitare i rapporti con gli altri.

3) In senso fig.: A) riferito a persona, taciturno, introverso, poco espansivo: ha un carattere chiuso; è un giovane estremamente chiuso; riferito alle facoltà spirituali, tardo, ottuso, poco sensibile alle novità e alle sensazioni esterne: ingegno chiuso; “Anima chiusa alle impressioni del mondo” (Nievo). Anche di ambienti o cerchie ristrette e limitate, poco accessibili a nuovi elementi: quel club è un circolo chiuso. B) Nascosto, segreto, trattenuto nell'interno (specialmente di sentimenti): “tanta amarezza gli restava chiusa in petto” (Pirandello). Antiq., incomprensibile, oscuro: “risposte strane e chiuse” (Sacchetti); talora con valore di avv., oscuramente: “non potea parlarmi chiuso” (Dante).

4) Con particolari accezioni specifiche: A) in geometria, curva chiusa, curva che percorsa sempre nello stesso verso riporta al punto di partenza; superficie chiusa, superficie limitata da un bordo. B) In topologia, insieme chiuso, insieme complementare di un insieme aperto. Un insieme è chiuso se e solo se contiene i propri punti di accumulazione, cioè i punti che in ogni loro interno contengono punti dell'insieme stesso. In particolare nell'insieme dei numeri reali con la usuale topologia, un intervallo chiuso di estremi a e b, cioè l'insieme dei punti x tali che a ≤ x ≤ b, è un insieme chiuso. Nel piano con la usuale topologia, un cerchio di centro un punto P e raggio r, cioè l'insieme dei punti del piano la cui distanza è minore o uguale a r, è chiuso. Anche una circonferenza è un insieme chiuso. Analogamente nello spazio con la usuale topologia una sfera piena e una superficie sferica sono entrambi insiemi chiusi. In uno spazio dotato della topologia indiscreta gli unici insiemi chiusi sono l'insieme vuoto e l'insieme stesso. In uno spazio dotato della topologia discreta invece ogni sottoinsieme è chiuso. Tornando al caso generale di un qualsiasi spazio topologico, si ha che l'unione di un numero finito di suoi sottoinsiemi chiusi è un chiuso e l'intersezione di un numero finito o infinito di suoi sottoinsiemi chiusi è un chiuso. Si dice funzione chiusa una funzione tra spazi topologici tale che l'immagine di ogni insieme chiuso sia un insieme chiuso. C) In demografia, popolazione chiusa, quando in essa non si hanno movimenti migratori. D) In economia, mercato chiuso, vedi mercato. E) In linguistica, vocali chiuse, in senso assoluto, quelle che hanno il massimo grado di chiusura possibile e tali sono le vocali i, u; in senso relativo, la vocale che ha una chiusura maggiore rispetto alla corrispondente vocale più aperta. In questo caso la vocale più chiusa può essere indicata con l'accento acuto o con un punto sotto il segno della vocale (é|ẹ, ó|ọ), mentre la vocale più aperta può essere indicata con l'accento grave o mettendo il segno ¸ sotto la vocale (è|e, ò|o). Le opposizioni tra é ed è, ó e ò hanno in italiano valore fonematico: accétta (sostantivo), accètta (verbo); vólgo (sostantivo), vòlgo (verbo). Una sillaba è invece chiusa quando termina in consonante (car-ta), aperta quando termina in vocale (ca-ne). F) Nella terminologia musicale, tipo di emissione della voce contrapposto ad aperto. Riferito alla tecnica esecutiva del corno, il suono chiuso si ottiene occludendo il padiglione con la mano: le note così prodotte hanno un timbro opaco e leggermente nasale. Per forma chiusa, vedi forma. G) In topografia, poligonale chiusa, contrapposta a quella aperta, è una poligonale che ha l'ultimo vertice coincidente con un punto noto o coincidente con il primo detto origine. In entrambi i casi è possibile effettuare la compensazione delle misure per eliminare gli errori di chiusura, ripartendoli sui punti da determinare compresi nella poligonale.

5) Sm., luogo che ha i caratteri definiti dall'agg.: vivere al chiuso; nel chiuso dell'animo. In particolare, tratto di terreno cintato da muretti, palizzate e simili, per tenervi riunito il bestiame. Anche ambiente angusto e oppressivo, privo di aria e luce, in cui ristagnano i cattivi odori: puzzo di chiuso, saper di chiuso.