ciliègio

(toscano ciriègio), sm. [sec. XIII; latino ceresus, per il classico cerasus]. Nome comune della pianta arborea Prunus avium (=Cerasus avium) della famiglia Rosacee (sottofamiglia Prunoideae), nota anche come ciliegio dolce, probabilmente originaria dei territori compresi fra l'Anatolia e il Mar Caspio; cresce nei boschi d'Europa e dell'Asia occidentale e alcune varietà sono spontanee anche in Italia. Raggiunge l'altezza di 20-25 m e ha tronco robusto, con corteccia grigioscura dalle tipiche striature trasversali; i rami giovani sono ricoperti da corteccia liscia con lenticelle molto evidenti. Le foglie sono alterne, brevemente picciolate, ovato-allungate, seghettate; i fiori sono bianchi, ermafroditi, a 5 petali, riuniti in gruppi da 1 a 6; i frutti (ciliegie) sono drupe globose di varia grossezza e consistenza, di colore rosso più o meno scuro ovvero gialle e variamente sfumate di rosso, con lungo picciolo. In Italia se ne distinguono due sottospecie coltivate: la duracina, dalla quale hanno origine le cultivar che danno ciliegie a polpa soda (duracine, duroni), e la juliana, dalla quale provengono quelle con frutti a polpa tenera, più succosi e in generale di color rosso (tenerine). In Italia la coltivazione del ciliegio è diffusa principalmente in Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, con una produzione annua di ca. 1,4 milioni di q, in parte destinati all'esportazione. Le ciliegie si consumano fresche, in marmellata e sotto alcol; vengono anche impiegate nella produzione di liquori (maraschino, ratafià, cherry brandy ecc.). Il legno, compatto, di color bruno rossiccio, ha buone caratteristiche di tenacità e durezza e trova impiego nella fabbricazione di mobili. Con il nome comune di ciliegio visciolo è nota la specie congenere Prunus cerasus, detta anche ciliegio acido o agriotto. Questo albero si differenzia dal ciliegio dolce per il suo minore sviluppo (è alto fino a 8 m), per i piccioli fogliari privi di ghiandole, per i peduncoli fruttiferi più brevi e soprattutto per i frutti, più o meno intensamente colorati, detti amarene (varietà capronaia), marasche (varietà marasca) o visciole (varietà austera) a seconda della razza. Tutti hanno sapore piuttosto acido e quindi sono poco consumati come frutta fresca, ma trovano impiego e sono molto apprezzati nell'industria dei liquori e nella fabbricazione di sciroppi e marmellate.

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