cineprésa

sf. [sec. XX; cine+presa]. Apparecchio per riprese cinematografiche, di ridotte dimensioni, per uso amatoriale ; gli apparecchi di tipo professionale vengono invece chiamati “macchine da presa”. La cinepresa, ormai quasi completamente sostituita dagli apparecchi di ripresa televisiva su nastro magnetico, è dotata di motore elettrico o a molla, che aziona sia il meccanismo di trascinamento della pellicola che l'otturatore. Le bobine della pellicola, o il caricatore, possono essere situate all'interno della macchina, o all'esterno. L'obiettivo, posto davanti all'otturatore, può esser fisso, intercambiabile, o su torretta rotante. La frequenza di ripresa può essere variabile; può essere dotata di esposimetro, o anche di un sistema di regolazione automatica o semiautomatica dell'esposizione. Il corpo è in lega leggera pressofusa, o, nei modelli più piccoli, in plastica. A eccezione dei tipi super 8, la pellicola scorre in un corridoio di metallo rettificato nel quale è praticata la finestra attraverso la quale avviene l'esposizione, e contro il quale viene tenuta da un pressore a molla. Nel corridoio sono praticate le fenditure per il passaggio della griffa e della controgriffa, che, agendo sulle perforazioni della pellicola, ne provocano il trascinamento tra due fotogrammi successivi e l'arresto durante l'esposizione. L'otturatore può essere fisso o variabile. La pellicola, in bobina per i formati 16 mm e 2×8 mm, può avere lunghezze diverse; il formato super 8, in caricatore di plastica, ha reso più facile il caricamento della cinepresa, ma l'assenza del pressapellicola ha ridotto la precisione della messa a fuoco. Alcune cineprese possono anche registrare i suoni, contemporaneamente alla ripresa, su una pista magnetica applicata sul bordo della pellicola.

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