clàstico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XIX; dal greco klastós, spezzato, sminuzzato]. Di un sedimento i cui elementi costituenti, di tipo detritico, sono stati trasportati nell'ambiente di sedimentazione da vari agenti e ivi depositati per gravità o per flocculazione. I sedimenti clastici, detti anche esogenetici, vengono inoltre distinti in coerenti o cementati e incoerenti o sciolti. In funzione dell'agente che ne ha determinato la clasticità i sedimenti vengono suddivisi in: atmoclastici, se la detrizione è stata causata da agenti atmosferici e in partic. dal vento; bioclastici, se il processo di frantumazione è opera di organismi o se il sedimento è costituito da frammenti di strutture organiche; idroclastici, se la frantumazione deriva dall'azione delle acque correnti o se il deposito avviene in ambiente subacqueo. Autoclastico si definisce un deposito detritico, solitamente una breccia, dovuto a un processo di frantumazione meccanica interno a una massa rocciosa conseguente a movimenti tettonici. § Rocce clastiche, gruppo petrografico comprendente tutte quelle rocce che derivano dall'accumulo di frammenti di altre rocce e che di solito hanno subito un trasporto a opera degli agenti esogeni. Esse vengono classificate in base alle dimensioni dei granuli che le compongono: si hanno rocce pelitiche quando i granuli hanno dimensioni inferiori a 0,062 mm (siltiti, rocce argillose); rocce psammitiche con i granuli di diametro compreso fra 0,062 e 2 mm (sabbie e arenarie); rocce psefitiche con dimensioni dei granuli superiori a 2 mm (conglomerati, ghiaie, ecc.).

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