Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino ecclesiastico clerus, che risale al greco kleros, parte avuta in sorte]. L'insieme dei membri della Chiesa che abbiano ricevuto almeno la prima tonsura o un grado d'ordine, distinto come tale dal laicato; clero regolare, che vive sotto la regola di un ordine o di una congregazione; clero secolare, che vive fra i laici, incardinato in una diocesi.

Cenni storici

Nell'Antico Testamento il termine indica ora la “sorte” (ebraico gôrāl), ora la “parte assegnata in eredità o l'eredità” (ebraico nahǎlâ), mentre nel tardo giudaismo e nel Nuovo Testamento designa talora la parte escatologica assegnata da Dio a ogni credente, per cui è assunto come determinazione della totalità dei credenti. La distinzione tra clero e laicato, negata dalle Chiese evangeliche che affermano il sacerdozio universale dei cristiani, si stabilì nel cristianesimo intorno al sec. III (è già attestata in Tertulliano, De monogamia, 12), quando il numero degli appartenenti al clero venne ristretto a coloro che officiavano il culto e che a tale ufficio erano solennemente ordinati; l'espressione, ripresa da S. Gerolamo (Epistola ad Nepotianum), venne ufficialmente accolta nel Decretum Gratiani (1152). Dal sec. III, inoltre, si ampliò la già consolidata struttura gerarchica del clero, venendosi successivamente ad aggiungere ai gradi superiori dell'episcopato, del presbiterio e del diaconato quelli inferiori dei suddiaconi, degli accoliti, degli esorcisti, dei lettori e degli ostiari. Mentre per ciò che riguarda i problemi interni del clero si manifestavano particolari esigenze, come quelle dell'astensione da professioni profane e del celibato (sanzionato ufficialmente, per la Chiesa romana, solo nel sec. XII con Gregorio VII), dal sec. IV in avanti i problemi del rapporto fra il clero e la società civile portarono alla progressiva costituzione di speciali privilegi ecclesiastici. Aboliti in gran parte dal principio dell'epoca moderna, questi privilegi sono stati sostituiti dai concordati tra gli Stati e la Santa Sede. La storia successiva del clero vede in particolare l'approfondirsi del problema delle relazioni interne tra i differenti gradi della gerarchia e tra questa e il laicato (definito dal Concilio Vaticano II essenzialmente in termini di “servizio”), nonché di questioni inerenti allo stato del clero (obbedienza, celibato) e alla sua diffusione numerica (crisi delle vocazioni).

Bibliografia

E. Cappellini, A. Nicora, C. Redaelli, Norme per il sostentamento del clero, Brescia, 1986; M. Guasco, Seminari e clero del Novecento, Cinisello Balsamo, 1990; V. Viroli, Sguardi sul clero italiano, Roma, 1990.

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